Axe

di Frederick R. Friedel (Stati Uniti, 1974)

“Axe” (conosciuto anche con la denominazione originaria “Lisa, Lisa”) è un film che ha avuto poca fortuna. Se proprio vogliamo trovare il suo piccolo momento di celebrità, allora dobbiamo passare dal Regno Unito e dalla famigerata lista dei video nasty (istituita all’inizio degli 80s), ovvero quei titoli considerati violenti e degenerati che dunque venivano banditi o segati senza mezzi termini. A tal proposito, vi rimando a un bellissimo libro in lingua inglese intitolato “The Art Of The Nasty” (pubblicato molti anni fa dalla FAB Press), nel quale sono presenti tutte queste pellicole con la storia del loro difficile rapporto con la censura.
Tre criminali diversi dal solito (due di loro sono incravattati e non sembrano affatto i tipici balordi del cinema exploitation americano) hanno appena ammazzato di botte un uomo. Durante la fuga, i tre si fermano in un supermercato, dove sfoggiano un sadismo fuori dal comune (una commessa viene umiliata senza alcuna pietà). Tuttavia bisogna nascondersi da qualche parte, motivo per cui l’automobile di questi gangster trova rifugio presso una casa nel cuore della campagna statunitense (il film è stato girato in North Carolina), un luogo isolato in cui la giovane Lisa vive in compagnia del nonno paralizzato sulla sedia a rotelle. Arrivati a questo punto, non è difficile immaginare la trasformazione della protagonista da vittima (la scena dello stupro) in carnefice.

Anche se un classico come “L’Ultima Casa A Sinistra” (1972) è di due anni precedente, il regista Frederick R. Friedel (qui pure attore nei panni del molle Billy) prende solo qualche spunto dalle dinamiche del rape & revenge: “Axe” infatti è una pellicola talmente minimale (durata inclusa) che non ha certo bisogno di una storia importante a supporto, in quanto tutto si consuma nel giro di poco tempo all’interno di questa sperduta abitazione. Davanti a una freddezza di tale portata, la vendetta di Lisa passa persino in secondo piano, poiché in “Axe” a prevalere sono le atmosfere, gli sguardi e gli strani contrasti, non a caso dietro il candido vestito della ragazza sembra nascondersi una mente alquanto disturbata (i polli decapitati con estrema nonchalance, la zuppa speciale offerta al nonno o il meccanismo stesso che ribalta i valori in campo).
Con un budget più elevato, siamo certi che questo film avrebbe trovato ulteriori spunti di interesse, migliorando la componente effettistica (accontentiamoci del sangue realizzato con la passata di pomodoro) e sfruttando ancora di più le riprese in esterna (la campagna si vede poco ma è crepuscolare, senza dubbio inquietante). Tuttavia già così, “Axe” si dimostra un piccolo horror da non sottovalutare, un prodotto straniante quanto basta per attirare la nostra attenzione. Se poi ha fatto incazzare la censura, meglio ancora, è un po’ come ricevere una medaglia al merito.

(Paolo Chemnitz)

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