Tower. A Bright Day

di Jagoda Szelc (Polonia/Repubblica Ceca, 2017) 

Tra le nuove generazioni di registe polacche, il nome di Jagoda Szelc (classe 1984) è sicuramente tra i più interessanti. “Tower. A Bright Day” (“Wieza. Jasny Dzien”), il suo primo lungometraggio, non lascia infatti indifferenti, perché si tratta di un lavoro alquanto originale che rispecchia l’attuale situazione socio-politica che sta vivendo la Polonia Continua a leggere

Pubblicità

The Pruitt-Igoe Myth

di Chad Freidrichs (Stati Uniti, 2011)

That’s why they call it the american dream, because you have to be asleep to believe it”. Quanta verità in questa frase di George Carlin, un personaggio che l’America l’aveva capita fin troppo bene. L’articolo di oggi lo apriamo proprio così, facendo anche un bel respiro profondo prima di immergerci dentro uno dei più fallimentari sogni americani di sempre Continua a leggere

Birdshot

di Mikhail Red (Filippine, 2016)

Spesso quando si parla di cinema orientale ci si riferisce alle grandi opere giapponesi, all’exploit del cinema coreano contemporaneo oppure ai tanti prodotti di culto provenienti dall’area cinese (nella quale dobbiamo includere, al di là delle dispute geopolitiche, anche Taiwan e Hong Kong). Ogni tanto però è giusto rimarcare l’importanza della scuola filippina Continua a leggere

Hunted

di Vincent Paronnaud (Belgio/Francia/Irlanda, 2020)

Dopo essersi confrontato essenzialmente con il cinema di animazione, per il francese Vincent Paronnaud è scoccata l’ora del thriller truculento, un film che già dal titolo non lascia presagire nulla di buono: “Hunted” forse suona fin troppo banale, ma alla resa dei conti è meglio di “Cosmogonie”, ovvero la fantasiosa denominazione originaria di questa pellicola Continua a leggere

La Notte Della Lunga Paura

di William F. Claxton (Stati Uniti, 1972)

La fantasia è un ingrediente irrinunciabile per realizzare il più bizzarro dei b-movie: non basta però avere un’idea folgorante se mancano i mezzi necessari per poterla metterla in scena dignitosamente. Inoltre, siamo proprio sicuri che quella dei conigli assassini sia una trovata geniale? Di film con protagonisti degli animali killer ne abbiamo visti a palate, in Continua a leggere

Otac

di Srdan Golubovic (Serbia/Francia/Germania, 2020)

Dopo aver ottenuto una serie di riconoscimenti in giro per il mondo (tra cui un premio a Berlino), “Otac – Father” è sbarcato al Trieste Film Festival e si appresta a lasciare un segno profondo non solo all’interno del cinema balcanico, ma anche in prospettiva internazionale. Ispirandosi a una storia vera, il regista Srdan Golubovic è riuscito ad amalgamare Continua a leggere

Acasă, My Home

di Radu Ciorniciuc (Romania/Germania, 2020)

Questi giorni ci siamo tuffati a capofitto nella trentaduesima edizione del Trieste Film Festival, una prestigiosa e longeva rassegna con lo sguardo rivolto a est, verso quel cinema non sempre pubblicizzato a dovere dalle nostre parti: lungometraggi, corti e documentari provenienti dunque dai paesi balcanici, dagli stati del blocco ex sovietico e non Continua a leggere

Kyrsyä

di Roope Olenius (Finlandia, 2017)

Il cinema finlandese, già abbastanza straniante nelle sue opere più celebrate (pensiamo ai film di Aki Kaurismäki), ribadisce quanto detto anche nei suoi titoli più underground, in questo caso ai confini dell’horror. Un approccio nel quale la drammaticità degli eventi viene sottilmente sfumata da una tagliente ironia di fondo, all’interno di un contesto spesso Continua a leggere

Comizi D’Amore

di Pier Paolo Pasolini (Italia, 1964)

Durante il 1963, Pier Paolo Pasolini si mette in viaggio insieme al produttore Alfredo Bini per trovare luoghi e volti adatti in vista del suo nuovo film “Il Vangelo Secondo Matteo” (1964). Questa riscoperta socio-antropologica dell’Italia gli permette di indagare sugli eventuali progressi dei suoi concittadini in fatto di morale, di libertà sessuale e Continua a leggere

Danza Macabra

di Antonio Margheriti (Italia/Francia, 1964)

Rapportato alla sua epoca, il cinema gotico italiano era capace di destabilizzare lo spettatore per le sue atmosfere e per la sua morbosità, al contrario delle future derive exploitation che da lì a poco cambieranno le sorti del cinema horror. A tal proposito, Antonio Margheriti è stato uno dei registi più influenti di questo filone, soprattutto con “Danza Macabra” Continua a leggere