
di Bryan Bertino (Stati Uniti, 2020)
Dopo l’exploit di “The Strangers” (2008), un home invasion impeccabile nella confezione ma meno nella sostanza, Bryan Bertino ha fatto acqua da tutte le parti, prima con il pessimo “Mockingbird” (2014) e poi con il successivo “The Monster” (2016), quest’ultimo almeno dignitoso nonostante le troppe banalità. Con “The Dark And The Wicked” siamo al quarto tentativo, forse quello decisivo per le sorti del regista americano: Bertino decide così di giocare in casa, nella fattoria texana di sua proprietà, scrivendo e dirigendo un horror rurale probabilmente ispirato al recente successo di “Hereditary” (2018), perché oggi il drammone familiare mescolato al sovrannaturale sembra andare tanto di moda.
In un luogo isolato della campagna texana, un uomo sta morendo. Sua moglie, una donna mentalmente instabile, è al suo capezzale. Dalla città invece arrivano Louise (Marin Ireland) e Michael (Michael Abbott Jr), i due figli della coppia, entrambi convinti di poter aiutare quella madre sconvolta dal dolore: tuttavia qualcosa di malvagio ha ormai preso il sopravvento su quella famiglia, un malessere diffuso che esce allo scoperto attraverso i sensi di colpa dei protagonisti (tra terribili allucinazioni e una spiccata tendenza all’autodistruzione).
Bryan Bertino indovina la location e le suggestioni collegate a essa (un Texas plumbeo e piovoso, lontano dalla calura accecante vista in altre pellicole), ma non riesce a smarcarsi da un costante torpore narrativo, un’implacabile lentezza che viene risvegliata soltanto da alcune impennate improvvise, come nella scena delle dita o in quella della doccia. Immagini destabilizzanti, tese, ben girate, che anticipano una fase conclusiva finalmente più concreta e vivace. “The Dark And The Wicked” è dunque un prodotto capace di essere anche creepy e ultraviolento (qui assisterete a palate di autolesionismo), sterili fiammate che però non bilanciano la mancanza di profondità dello script, privo di emozioni che non siano essenzialmente legate a un fatto di sangue.
Ancora una volta Bryan Bertino non convince, in questo caso con il rischio di irritare a morte lo spettatore: tanto di cappello alle sequenze estreme, ma tutto il resto (che dovrebbe fare da traino) è solo un contorno che ci trasporta a fatica verso le battute finali. In questo 2020 piuttosto avaro di soddisfazioni, sarebbe invece il caso di riscoprire degli horror meno pompati che però hanno trattato tematiche simili con risultati ben superiori (guardatevi l’australiano “Relic” per esempio). Perché, statene certi, “The Dark And The Wicked” nel giro di poco tempo finirà dritto nel dimenticatoio.

(Paolo Chemnitz)
