
di Piers Haggard (Gran Bretagna, 1971)
La campagna e le sue superstizioni possono fornire tanto materiale al cinema horror, basta chiedere a un regista come Pupi Avati, capace di trasformare le suggestioni rurali della sua infanzia in veri e propri incubi su pellicola. Oggi si tende a etichettare questo determinato genere con il termine folk horror, ma nel caso di “La Pelle Di Satana” (“The Blood On Satan’s Claw”) possiamo chiamare in causa anche quel filone demoniaco che tanto andava di moda a cavallo tra i 60s e i 70s. Rituali stregoneschi, credenze popolari e tanto altro, all’interno di un contesto storico che si riallaccia a quanto già visto nel cult “Il Grande Inquisitore” (1968), anch’esso ambientato durante il XVII° secolo.
In una remota zona rurale del Regno Unito, un contadino scopre i resti di uno strano cadavere dalle sembianze animalesche, facendolo notare al giudice del villaggio: queste spoglie però spariscono misteriosamente nel nulla, dando invece il via a una serie di raccapriccianti accadimenti. Quando la giovane Angel Blake emerge come figura carismatica di una setta dedita a cerimonie pagane (“hail Behemoth, spirit of the dark, take thou my blood, my flesh, my skin and walk”), il villaggio sprofonda lentamente nella più cieca delle frenesie diaboliche.
Con “La Pelle Di Satana” un regista televisivo come Piers Haggard riesce a lavorare perfettamente sulle atmosfere (ottima la fotografia), il punto forte di un film invece povero sotto l’aspetto narrativo. Se la prima mezzora funziona abbastanza bene, con il trascorrere dei minuti gli eventi si susseguono in maniera poco coerente, per poi concludersi con un epilogo abbastanza affrettato. Peccato dunque per la sceneggiatura, perché queste magnifiche ambientazioni riescono a far scendere più di un brivido lungo la schiena (questa campagna inglese non è poi così distante da quella immortalata sulla copertina nel primo storico album dei Black Sabbath).
Nonostante i difetti (aggiungiamo anche le sembianze trash della creatura pelosa), “La Pelle Di Satana” va comunque riscoperto per la sua audacia: siamo ancora fermi al 1971, eppure qui possiamo ammirare l’attrice Linda Hayden completamente senza veli, una figura tentatrice che fu immediatamente censurata negli States. Inoltre nel film c’è una sequenza di stupro piuttosto cruda e infame, considerando il pubblico che assiste alla scena fomentando questo atto deplorevole. Qualcuno potrebbe pensare al classico prodotto Hammer dell’epoca, invece “La Pelle Di Satana” fu realizzato dalla Tigon, una casa di produzione scomparsa nel giro di pochi anni. Nulla di imprescindibile dunque, ma per gli appassionati di folk horror gli ingredienti giusti non mancano.

(Paolo Chemnitz)
