di Joe D’Amato (Italia, 1982)
Joe D’Amato è riuscito a fare anche questo. “Caligola: La Storia Mai Raccontata” è infatti un kolossal estremo, girato ovviamente con un budget limitato rispetto al grande sforzo produttivo del più celebre “Io, Caligola” (1979) di Tinto Brass. Storia, orrore, pornografia, in questo caso gli elementi messi sul piatto dal regista romano si compattano con maggior coesione in confronto al frammentato (e tormentato) lavoro di Brass: ne consegue un film sicuramente meno pomposo e affascinante da un punto di vista estetico ma decisamente migliore nella sua interezza, in cui peraltro è difficile annoiarsi. Abbiamo preso in considerazione la versione integrale della pellicola (quella dove sono incluse delle scene hardcore), perché come potete immaginare le forbici della censura non furono benevole e all’epoca l’opera fu segata di ben trentanove minuti.
La biografia dello stravagante Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico detto Caligola la conoscete tutti. Joe D’Amato ripercorre alcuni episodi salienti del suo regno, mettendo in risalto il sadismo, la perversione e la depravazione del terzo imperatore romano. “Non è pazzia la mia, è libertà”, chiamatela come vi pare ma la perdita di controllo del protagonista supera continuamente i limiti della sopportazione: ne fa subito le spese il poeta Domizio (interpretato da Michele Soavi), il quale tenta di assassinare Caligola senza successo. L’imperatore non condanna a morte l’aggressore, destinandolo invece a un terribile supplizio (il taglio della lingua e dei tendini, per poterlo ridurre a una larva umana). Il film si esalta soprattutto con la lunga e celebre sequenza dell’orgia, nella quale partecipa tutta la nobiltà romana insieme a un gruppo di vergini deflorate per l’occasione. Nulla è scontato in “Caligola: La Storia Mai Raccontata”, perché possiamo attenderci qualunque cosa dal volere di questo individuo megalomane (stupri, omicidi, impalamenti, una fanciulla intenta a masturbare un cavallo e molto altro).
Tra gli attori segnaliamo l’onnipresente Laura Gemser (è Miriam, la schiava di cui Caligola sembra innamorarsi), una figura sempre importante anche se qui meno valorizzata. Bisogna però rimarcare più di ogni altra cosa l’ottima prova di David Brandon, un Caligola sotto alcuni aspetti persino migliore rispetto a quello impersonato da Malcolm McDowell nel film di Tinto Brass. C’è qualcosa di realmente empio e malsano nella caratterizzazione di questo personaggio, un orrore capace di coinvolgerci per tutta la durata dell’opera: come se non bastasse, Joe D’Amato riesce a bilanciare le tante sfumature del suo cinema contaminando i generi ed evitando di puntare oltre il dovuto sugli aspetti prettamente sanguinosi. Ecco perché, se escludiamo il suo capolavoro horror “Buio Omega” (1979), possiamo considerare “Caligola: La Storia Mai Raccontata” come il miglior prodotto estremo del regista, una tragica commistione tra dissolutezza mentale ed erotismo di matrice hard (un aspetto ribadito definitivamente nel 1997 con il porno “Caligola: Follia Al Potere”).
Nonostante “Io, Caligola” di Tinto Brass sia comunque un ambizioso lavoro da vedere almeno una volta nella vita, noi continuiamo a preferirgli questo lungometraggio, ben diretto, meno caotico nella sceneggiatura e comunque privo di qualunque pretesa intellettuale. Un tuffo più unico che raro nei più scabrosi meandri della storia antica.
(Paolo Chemnitz)
Io Caligola è pellicola dove ho adorato l’utilizzo del rosso nella fotografia e l’interpretazione di Malcom McDowell mentre non ho mai visto la versione fatta da Joe D’Amato. Devo recuperare.
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