Father Is A Dog

di Lee Sang-Woo (Corea del Sud, 2010)

“Father Is A Dog” (“Abeojineun Gaeda”) rappresenta il secondo capitolo di una bad family trilogy cominciata un anno prima con “Mother Is A Whore” (2009) e terminata nel 2014 con “I Am Trash”. Come abbiamo già appurato con il precedente capitolo, Lee Sang-Woo non è un regista a cui interessa raccogliere consensi su scala internazionale (a differenza di Continua a leggere

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Betty Blue

di Jean-Jacques Beineix (Francia, 1986)

Finalmente abbiamo recuperato la director’s cut di “Betty Blue” (il titolo originale è “37°2 Le Matin”), tre ore di durata al contrario dei centoventi minuti della versione già apprezzata nelle sale cinematografiche o nelle vecchie uscite home video. Quello di Jean-Jacques Beineix è un film davvero controverso, capace di suscitare emozioni contrastanti Continua a leggere

Luzifer

di Peter Brunner (Austria, 2021)

Wo ist der Teufel?”, ovvero “Dov’è il diavolo?”. Questa è la domanda centrale presente in “Luzifer”, il cui titolo non deve trarre in inganno: qui infatti non ci sono né sinistre presenze luciferine né tantomeno fluorescenti creature diaboliche che si muovono tra le mura domestiche (pensiamo al celebre “Post Tenebras Lux”). La risposta tuttavia è dietro l’angolo Continua a leggere

Adoration

di Fabrice Du Welz (Belgio/Francia, 2019)

Reduce da un paio di esperienze commerciali alquanto trascurabili, il belga Fabrice Du Welz è rientrato finalmente nella sua comfort zone, riprendendo le redini di quel discorso che tanti anni fa lo aveva portato alla ribalta internazionale (“Calvaire” resta un titolo di punta della grande stagione horror franco-belga di inizio secolo). Un successo bissato più Continua a leggere

Anche I Nani Hanno Cominciato Da Piccoli

di Werner Herzog (Germania Ovest, 1970)

Werner Herzog affermò a suo tempo che questo era “un film malato, diretto da un malato”. Dopotutto il regista tedesco era appena rientrato da un viaggio in Africa, terra di violenza e di disperazione la cui influenza si rivelerà determinante per la sua carriera. Sempre in quel periodo (ci troviamo agli sgoccioli dei 60s), l’Europa stava ancora vivendo Continua a leggere

La Casa Delle Mele Mature

di Pino Tosini (Italia, 1971)

Scavando nei meandri più nascosti del cinema italiano, siamo riusciti a recuperare questo film del 1971 praticamente sconosciuto, un dramma incentrato sulla triste realtà dei manicomi italiani. Prima della chiusura di queste strutture, avvenuta soltanto nel 1978 con l’approvazione della legge Basaglia, chiunque fosse ai margini della società Continua a leggere

Il Cameraman E L’Assassino

di Rémy Belvaux, André Bonzel e Benoît Poelvoorde (Belgio, 1992) 

“Il Cameraman e L’Assassino” è il titolo didascalico con cui in Italia conosciamo questo “C’Est Arrivé Près De Chez Vous”, un geniale mockumentary belga la cui denominazione internazionale è “Man Bites Dog”. Premiato nel 1992 a Sitges e in altre rassegne non meno importanti, questo lungometraggio è stato diretto da ben tre registi: di Continua a leggere

The Dentist

di Brian Yuzna (Stati Uniti, 1996)

Non venitemi a dire che dal dentista ci andate sempre con nonchalance, sarebbe davvero difficile credervi. Tuttavia non è stato semplice per il mondo del cinema raccontare una delle fobie più diffuse tra la gente: questo lo sapeva a suo tempo anche Brian Yuzna, artefice di un film che lambisce solo in parte l’aspetto di cui sopra, focalizzandosi Continua a leggere

Bambole E Sangue

di Paul Bartel (Stati Uniti, 1972)

“Bambole e Sangue” (“Private Parts”) segna il debutto ufficiale sulla lunga distanza per Paul Bartel (1938-2000), attore e regista newyorkese conosciuto soprattutto per la regia del distopico “Death Race 2000” (1975). Con un budget piuttosto risicato, Bartel ambienta la sua storia all’interno di un vecchio albergo, lasciandosi ispirare dal cinema di Alfred Hitchcock Continua a leggere

A Page Of Madness

a page of madnessdi Teinosuke Kinugasa (Giappone, 1926)

Non eravamo mai andati così indietro nel tempo per quanto riguarda le pellicole orientali, ma se oggi siamo qui a parlarvi di “A Page Of Madness” (“Kurutta Ippêji”), un buon motivo c’è: siamo infatti davanti a un capolavoro (non sempre ricordato a dovere) del cinema muto giapponese, un film creduto disperso fino al 1971 e poi miracolosamente ritrovato dallo stesso regista Teinosuke Kinugasa Continua a leggere