Linkeroever

di Pieter Van Hees (Belgio, 2008)

Linkeroever è il nome del quartiere di Anversa (ubicato sulla riva sinistra del fiume Schelda) che ha ispirato il regista Pieter Van Hees per questo primo capitolo di una trilogia da lui chiamata anatomy of love and pain (i due lungometraggi che chiudono il cerchio sono “Dirty Mind” e “Waste Land”). Il film non solo è un thriller dai risvolti esoterici sulla scia Continua a leggere

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Papaya Dei Caraibi

di Joe D’Amato (Italia, 1978)

Nel 1978, “Papaya Dei Caraibi” apre il ciclo caraibico di Joe D’Amato, una nuova finestra cinematografica composta da una serie di pellicole impossibili da inserire all’interno di un solo genere: quella del regista romano è infatti una commistione tra horror, thriller (esotico), softcore e persino porno, con lo stato della Repubblica Dominicana a fare da suggestiva Continua a leggere

Blue Nude

di Luigi Scattini (Italia/Stati Uniti, 1978)

Luigi Scattini (1927-2010) ce lo ricordiamo soprattutto per il curioso mondo movie “Svezia Inferno e Paradiso” (1967), in cui veniva esaminata la società svedese attraverso il suo approccio alla sessualità. Successivamente, dopo alcune incursioni nel genere drammatico-sentimentale, il regista realizzò un film in parte sottovalutato, “Blue Nude”, una delle sue Continua a leggere

Antichrist

di Lars Von Trier (Danimarca/Germania/Francia, 2009)

“Antichrist” è una pellicola che necessita più di una visione, in modo tale da poter assimilare la sostanza filosofica che ne traccia il percorso. Assimilare però non significa comprendere, perché questo lungometraggio resta ancora oggi il più criptico ed enigmatico tra quelli diretti da Lars Von Trier: parliamo di un’idea sviluppata già nel 2006, quando il Continua a leggere

Knife + Heart

di Yann Gonzalez (Francia/Messico/Svizzera, 2018)

“Knife + Heart” (il titolo originale è “Un Couteau Dans Le Cœur”) è un’opera che oscilla di continuo tra passato e presente: nel primo caso, oltre al periodo in cui è ambientata (il 1979), nella pellicola possiamo ritrovare molti elementi tipici del thriller-giallo di vecchia data, con riferimenti che passano dal cinema di Dario Argento e da quello di Brian De Palma Continua a leggere

Betty Blue

di Jean-Jacques Beineix (Francia, 1986)

Finalmente abbiamo recuperato la director’s cut di “Betty Blue” (il titolo originale è “37°2 Le Matin”), tre ore di durata al contrario dei centoventi minuti della versione già apprezzata nelle sale cinematografiche o nelle vecchie uscite home video. Quello di Jean-Jacques Beineix è un film davvero controverso, capace di suscitare emozioni contrastanti Continua a leggere

Huesera: The Bone Woman

di Michelle Garza Cervera (Messico, 2022)

Il titolo del film si riferisce a una vecchia storia messicana incentrata su una presenza femminile intenta a raccogliere ossa nel deserto, assemblandole fino a comporre un intero scheletro. Se dunque, da quelle parti, il legame tra macabro folklore e cinema horror si rinnova ancora una volta, c’è da dire che “Huesera” è un dramma che parla al mondo intero Continua a leggere

Suburb Murder

di Kin-Ping Cheng (Hong Kong, 1992)

Nel lontano 1985, quando Hong Kong era ancora sotto il dominio britannico, due cadaveri furono rinvenuti sulla collina di Braemar (un posto suggestivo che si affaccia proprio sulla metropoli asiatica). La notizia ebbe un grande risalto, non a caso ancora oggi quel duplice omicidio viene identificato come i Braemar Hill murders. A massacrare quella coppietta Continua a leggere

Inexorable

di Fabrice Du Welz (Belgio/Francia, 2021)

La trama di “Inexorable” assomiglia a quella di tanti film già visti in passato: una famiglia borghese (con le sue problematiche) e un terzo incomodo che penetra sinuosamente all’interno di questo nucleo, ribaltando o persino devastando ogni tipo di rapporto. Per l’occasione, Fabrice Du Welz si è voluto confrontare con un approccio cinematografico Continua a leggere

This Transient Life

di Akio Jissôji (Giappone, 1970)

Akio Jissôji (1937-2006) è stato un regista giapponese che ha attraverso diverse fasi cinematografiche: noi ce lo ricordiamo sia per i primi lungometraggi (la cosiddetta trilogia buddista, composta da “This Transient Life”, “Mandara” e “Poem”) che per il segmento presente nell’horror estremo “Rampo Noir” (2005), senza dimenticare l’importante Continua a leggere