Paura Nella Città Dei Morti Viventi

paura_nella_citta'_dei_morti_viventidi Lucio Fulci (Italia, 1980)

Il primo film della celebre trilogia della morte è “Paura Nella Città Dei Morti Viventi”, a detta di alcuni il più debole del trittico (composto anche da “…E Tu Vivrai Nel Terrore! L’Aldilà” e “Quella Villa Accanto Al Cimitero”). Probabilmente, se ci riferiamo alle lacune in fase di sceneggiatura e ai dialoghi mediocri (senza dimenticare il livello di recitazione molto approssimativo), non possiamo che concordare. Ma Lucio Fulci qui realizza il suo horror più estremo, lugubre e visivamente disturbante, prerogative che lo rendono un cult senza ombra di dubbio.
Il plot in effetti è poca cosa: le vicende si svolgono a Dunwitch (un chiaro riferimento lovecraftiano), un luogo maledetto dove si sta per avverare una terribile profezia in seguito all’impiccagione di un prete. La medium Mary Woodhouse (l’immancabile Katherine MacColl) e il giornalista Peter Bell (Christopher George) indagano sulla faccenda, dopo che quest’ultimo è riuscito a salvare Mary da una fine atroce (la donna, considerata morta dopo uno svenimento, si risveglia dentro una bara poco prima di essere sepolta). Attorno a loro si muovono una serie di personaggi, alcuni interessanti (Bob, interpretato da un Giovanni Lombardo Radice che come spesso accade viene accuratamente massacrato, pensiamo a “Cannibal Ferox”), altri di semplice contorno e utili solo per far sfogare la furia splatter della pellicola.
In “Paura Nella Città Dei Morti Viventi” non manca nulla: vermi a palate, topi, un cranio trapanato, lacrime di sangue, cervelli spappolati ma soprattutto la scena assoluta delle viscere rigurgitate dalla bocca di Rose, una delle sequenze simbolo del cinema fulciano e dell’intero immaginario gore a noi caro. Le atmosfere giocano un ruolo importante, perché l’elegante cittadina di Savannah (Georgia) viene immersa completamente nella nebbia e nel buio di un orrore sinistro, surreale e mai realmente decifrabile (non possiamo parlare di zombi veri e propri, dopotutto il titolo rimanda ai morti viventi accodandosi per motivi promozionali al successo di “Zombi 2”). Niente male anche lo score musicale di Fabio Frizzi, in parte devoto alle sonorità cadenzate di “Dawn Of The Dead” (1978) di gobliniana memoria.
Lucio Fulci ci catapulta dentro un clima veramente torbido che non trova risposte neppure nel finale, ma il regista romano in un’intervista affermò che le sue intenzioni erano proprio quelle di lasciare nello spettatore più di un interrogativo (“i miei film hanno tutti la struttura portante del dubbio. Il dubbio è la base dell’horror e del thriller, oltre che l’idea centrale”). Se l’obiettivo era quello di confonderci le idee, Fulci ci è riuscito benissimo, bypassando uno script veramente risicato per fare spazio alle immagini truculente, qui ancora più importanti di una qualsiasi costruzione della tensione narrativa (anch’essa non del tutto sviluppata). “Paura Nella Città Dei Morti Viventi” vive di sguardi ossessivi, di passaggi verso l’ignoto (porte, finestre, lapidi) e di un mistero che scava senza mai giungere a una soluzione razionale. Snobbato in Italia, bandito in Germania, poi infine amato e celebrato in tutto il mondo. Con Lucio Fulci non poteva essere altrimenti.

3,5

(Paolo Chemnitz)

paura

 

 

 

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...