Project Wolf Hunting

di Hongsun Kim (Corea del Sud, 2022)

Prendete un grande frullatore e infilateci dentro un’idea di base presa in prestito da “Con Air” (dei prigionieri che si ribellano durante il loro trasferimento), tante botte in modalità sovraumana (“Riki-Oh”) e una quantità di brutalità e di violenza non troppo dissimile da quella vista nel delirante “The Sadness” (giusto per restare in estremo oriente) Continua a leggere

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Doom Asylum

di Richard Friedman (Stati Uniti, 1987)

Se è vero che “Doom Asylum” non era un titolo facilmente vendibile al pubblico italiano (parliamo sempre del lontano 1987), c’è da dire che la pellicola non ha affatto guadagnato punti dopo essere stata denominata “La Casetta Degli Orrori”. Agghiacciante. Si tratta di uno slasher movie uscito fuori tempo massimo, con un folle assassino non proprio da ricordare Continua a leggere

Terrifier 2

di Damien Leone (Stati Uniti, 2022)

Durante gli ultimi anni, si è parlato molto del primo capitolo di “Terrifier” (2017), un horror capace di reinventare la figura del clown in maniera originale oltre che inquietante. Questo costante passaparola ha fomentato non poco gli appassionati del genere, i quali hanno preso d’assalto le sale americane nel corso delle ultime settimane, in occasione dell’uscita Continua a leggere

Splatters – Gli Schizzacervelli

di Peter Jackson (Nuova Zelanda, 1992)

Dal capostipite “Blood Feast” (1963) di Herschell Gordon Lewis al fondamentale “Splatters – Gli Schizzacervelli” (1992) ne è passato di sangue sotto ai ponti: ventinove anni di differenza, esattamente come dal 1992 al 2021, un altro periodo in cui il filone splatter ha continuato a regalarci infinite soddisfazioni. Se Lewis (da sempre soprannominato Continua a leggere

Fuck You Immortality

di Federico Scargiali (Italia/Francia, 2019)

L’uscita in edizione home video di “Fuck You Immortality” potrebbe essere l’occasione giusta per avvicinarsi a un regista emergente innamorato del cinema di genere più strambo e bizzarro. Se l’approccio weird di Federico Scargiali lo avevamo già assaporato nel simpatico cortometraggio “Fricozoid” del 2017, è con questo debutto di ottanta minuti che Continua a leggere

Yakuza’s Law

di Teruo Ishii (Giappone, 1969)

Che i mafia movies possano essere ultraviolenti non è affatto una novità, nessuno però si sarebbe potuto immaginare un film così estremo girato nel lontano 1969. A metterci la faccia è ovviamente Teruo Ishii, regista già noto in quel periodo per le sue pellicole appartenenti al filone ero guro (nel suo caso, torture a non finire condite da elementi sia Continua a leggere

Kichiku: Banquet Of The Beasts

di Kazuyoski Kumakiri (Giappone, 1997)

Kazuyoshi Kumakiri ha appena ventitré anni quando realizza con un budget esiguo la sua tesi universitaria, un film per certi versi sorprendente diventato nel giro di poco tempo un piccolo cult estremo del cinema nipponico. Un percorso simile a quello dell’italo-americano Buddy Giovinazzo, la cui tesi di laurea (dal titolo “American Nightmares”) fu distribuita Continua a leggere

Evil Dead Trap

di Toshiharu Ikeda (Giappone, 1988)

Il cinema horror giapponese ha sempre avuto una sua precisa identità, smarcandosi fin dagli albori da eventuali riferimenti di taglio occidentale. Poi ovviamente c’è la solita eccezione che conferma la regola, ovvero un film come “Evil Dead Trap”, per certi versi più vicino alle pellicole di Lucio Fulci e Dario Argento che all’immaginario tipicamente orientale Continua a leggere

Possessor

possessordi Brandon Cronenberg (Canada/Gran Bretagna, 2020)

Tale padre, tale figlio. Ma fino a un certo punto, perché se le intuizioni geniali di David Cronenberg fanno parte di un’epoca in cui il cinema del regista canadese era un passaggio obbligato per comprendere la post-modernità, l’eredità raccolta dal figlio Brandon deve per forza di cose scontrarsi con un’agguerrita concorrenza in cui si rincorrono Continua a leggere

Meatball Machine

meatball mdi Yudai Yamaguchi e Junichi Yamamoto (Giappone, 2005)

Con l’avvento del nuovo secolo, il grande immaginario cyberpunk del cinema giapponese subisce una notevole trasformazione, proiettandosi verso una nuova dimensione più ludica, colorata e sanguinosa. Nel 1999 Junichi Yamamoto realizza un cortometraggio significativo (“Meatball Machine”), un lavoro poi ampliato alcuni anni dopo Continua a leggere