
di Leigh Janiak (Stati Uniti, 2021)
Luglio è il mese di “Fear Street”, una trilogia horror basata sui racconti dello scrittore americano Robert Lawrence Stine, praticamente uno Stephen King per giovani lettori (young adult è la parola chiave). Si tratta di tre opere collegate tra loro che usciranno a distanza di sette giorni sulla piattaforma Netflix, seguendo un viaggio a ritroso che parte dal 1994 e termina nel 1666 (passando per un secondo capitolo ambientato nel 1978).
“Fear Street Parte 1: 1994” apre le danze con un prologo pregno di riferimenti al cinema slasher di vecchia data: l’incipit si svolge all’interno di un centro commerciale ed è molto accattivante, soprattutto per via di una fotografia davvero suggestiva (le atmosfere rappresentano il punto di forza del film). Ci troviamo a Shadyside, una cittadina dell’Ohio perseguitata da una maledizione cominciata oltre trecento anni fa, ovvero una serie di terribili omicidi che ancora oggi proseguono senza sosta. Non poteva dunque mancare il gruppetto di teenager alle prese con questo mistero, i soliti giovanotti stereotipati nella migliore tradizione più o meno recente (qui si pesca a piene mani sia dagli anni ottanta che da titoli molto amati dagli adolescenti di nuova generazione, come ad esempio “Stranger Things” o “It” di Andy Muschietti).
Le citazioni ovviamente non si fermano qui, anche se “Fear Street” evita il plagio più scontato rimettendo invece in circolo un’iconografia slasher più ricercata (il killer incappucciato con la maschera da teschio ci riporta indietro fino al 1978, l’anno del misconosciuto “The Redeemer: Son Of Satan”). Ispirazioni più underground che solo i più attenti di voi saranno in grado di cogliere, non a caso un altro psicopatico che ritroviamo nell’opera non è poi così diverso dal maniaco omicida già visto in “La Città Che Aveva Paura” del 1976. Corsi e ricorsi storici tutto sommato inoffensivi, nonostante quel fascino di natura vintage che è possibile respirare per oltre cento minuti di visione.
La regista Leigh Janiak, già dietro la mdp per il discreto “Honeymoon” (2014) ma soprattutto per due episodi della serie “Scream” (il cerchio probabilmente si è aperto qui), si ritrova tra le mani un giocattolo ben confezionato da Netflix ma tutto sommato insoddisfacente per quanto concerne la storia, spesso priva di tensione anche quando la componente horror (un po’ di sano splatter) prende il sopravvento sulle dinamiche più adolescenziali del film. Inoltre questi personaggi tagliati con l’accetta non aiutano affatto, un approfondimento psicologico non pervenuto e forzatamente penalizzato dai tanti luoghi comuni. “Fear Street” fa di tutto per risultare paraculo al cento per cento, a cominciare da una colonna sonora di matrice 90s buttata nella mischia senza una logica ben precisa: nulla da dire sulle scelte musicali di prim’ordine (si va dai Nine Inch Nails ai Prodigy, passando per i Cypress Hill e gli Iron Maiden di “Fear Of The Dark”), ma il caos regna sovrano, un avvicendarsi casuale di pezzi per un polpettone nostalgico piacevole soltanto per gli occhi. Se queste sono le premesse, i due restanti film della trilogia non sappiamo neppure se avremo voglia di vederli. Perché “Fear Street Parte 1: 1994” va bene soltanto se avete vent’anni. Forse.

(Paolo Chemnitz)

Wow devo vederlo. Ah no, nn ho netflix rip
Cmq dal titolo pensavo fosse una serie tv xhe recensiste in parti o episodi
"Mi piace""Mi piace"