The Redeemer: Son Of Satan

di Constantine S. Gochis (Stati Uniti, 1978)

“The Redeemer: Son Of Satan” è stato girato in Virginia nel 1976 ma è uscito soltanto due anni dopo, quando stava cominciando a fiorire l’epoca d’oro delle pellicole slasher. Per il regista Constantine S. Gochis non c’era dunque l’intenzione di infilarsi all’interno di un determinato filone, anche perché nel 1976 il genere non era stato ancora codificato e solo più tardi qualcuno inizierà a parlare di proto-slasher (riferendosi ad esempio a titoli come “Reazione A Catena” oppure “Black Christmas”, capaci di anticipare non di poco questa prolifica stagione horror esplosa verso la fine dei 70s).
Essendo un film privo di riferimenti e per certi versi abbastanza originale, “The Redeemer: Son Of Satan” presenta alcune anomalie che lo rendono piuttosto appetibile dai cultori del genere. Le immagini del prologo testimoniano quanto detto: un ragazzino emerge da un laghetto e si dirige con un bus navetta verso una chiesa locale, dove ad attenderlo c’è un predicatore in procinto di declamare un sermone carico di odio nei confronti di sei persone che hanno commesso dei peccati durante la loro esistenza. Questi individui altro non sono che i sei protagonisti della pellicola, ognuno dei quali ci viene introdotto (nella parte meno interessante del film) prima che abbia inizio la carneficina. I misfatti avvengono nella loro vecchia scuola ormai abbandonata, dove il redentore ha già fatto fuori il custode dell’istituto. Una volta riuniti lì dentro per questa stramba rimpatriata (ecco perché l’opera è anche conosciuta con il titolo “Class Reunion Massacre”), l’assassino si accanisce sui nostri malcapitati, impossibilitati a fuggire e sempre più terrorizzati.
In “The Redeemer: Son Of Satan” notiamo subito due cose: la prima riguarda la straniante deriva religiosa del film, un aspetto curato purtroppo in maniera confusa e superficiale e dunque poco incisivo nel computo generale del lavoro (nonostante un epilogo in perfetta sintonia con il curioso incipit). La seconda peculiarità dell’opera riguarda invece l’identikit di questo misterioso (neanche tanto) psicopatico, un killer che non mostra mai lo stesso volto (lo incontriamo con la falce nei panni scheletrici della morte, con un fucile a pallettoni vestito da cacciatore oppure con una maschera da clown, quando commette uno dei suoi omicidi più atroci). Le idee quindi sono tante e la componente sadica, almeno per l’epoca, si spinge mezza spanna al di sopra della media.
I limiti di budget non hanno di certo aiutato questo sconosciuto regista (qui al suo unico lungometraggio), ma l’aura sporca e malsana che si respira durante alcune sequenze del film è capace di attaccarsi sulla pelle come nella migliore tradizione 70s: a tal proposito, sia la fotografia molto luminosa che l’inquietante score musicale contribuiscono in maniera decisiva alla chiusura del cerchio, atmosfere e situazioni che in qualche modo ritroveremo da lì a poco con l’imminente avvento del cinema slasher. “The Redeemer: Son Of Satan” sarà anche un horror relativamente considerato per mille valide ragioni, però merita una doverosa rivalutazione, proprio alla luce del suo ruolo anticipatore.

(Paolo Chemnitz)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...