
di Claudio Fragasso (Italia/Filippine, 1989)
Verso la fine degli anni ottanta, la grande stagione del cinema di genere italiano è già terminata da un pezzo: non resta dunque che affidarsi ai colpi di coda di qualche regista importante (Argento o Soavi), perché per gli artigiani del settore c’è ben poco da fare. Dopo quel grande pasticcio di “Zombi 3” (1988), pellicola inizialmente diretta da Lucio Fulci ma poi finita nelle mani della coppia Mattei-Fragasso, fu il turno di un ennesimo zombie movie girato con pochissimi mezzi, un film questa volta realizzato dal solo Claudio Fragasso (con lo pseudonimo di Clyde Anderson). Le riprese vennero effettuate in terra filippina, condividendo lo stesso set e la stessa macchina da presa utilizzata da Bruno Mattei per l’action “Trappola Diabolica” (1988). Mattei girava di giorno, Fragasso di notte.
L’incipit non è neppure malvagio, con i soliti ricercatori che finiscono nei guai su un’isola tropicale: i casini cominciano quando uno stregone apre la porta dell’inferno, riportando in vita degli esseri mostruosi che mettono a ferro e fuoco quel luogo incontaminato. Si salva solo Jenny, una bambina a cui i genitori hanno affidato un ciondolo per proteggersi dal male. Molti anni dopo, quando Jenny è diventata una ragazza, la ritroviamo in viaggio con un gruppo di amici. Il loro motoscafo (guarda caso) ha un guasto e la sfiga è dietro l’angolo, perché questi giovani finiscono proprio sull’isola maledetta di cui sopra, dove incontriamo anche tre speleologi a caccia dei ricercatori scomparsi (davvero tempestivi questi soccorsi, non vi pare?).
Se “After Death (Oltre La Morte)” è conosciuto anche con il titolo di “Zombi 4”, il motivo è semplice, nonostante il ferro da battere non fosse più caldo da tanto tempo (“Zombi 2” era uscito dieci anni prima mentre questa sceneggiatura risale al 1986). I morti viventi ovviamente attirano, anche quando risultano piuttosto bislacchi: questi infatti corrono, sparano e sembrano persino in grado di ragionare, in un mix piuttosto azzardato che potrebbe ricordare sia “Dèmoni” (1985) che “Incubo Sulla Città Contaminata” (1980). Ma in tutta sincerità, gli zombi di Fragasso non funzionano come dovrebbero.
Il resto? Da dimenticare, tra pessimi dialoghi e un cast mediocre, senza contare una noia trasversale che già dopo trenta minuti comincia a fare effetto come il migliore dei sonniferi in circolazione. Scena dopo scena, si avverte un senso di improvvisazione latente che non porta da nessuna parte: il nonsense ci piace, il trash ci regala spesso grandi soddisfazioni e a un b-movie gli si vuole sempre tanto bene, l’importante è evitare di prendersi troppo sul serio. Ecco, Fragasso qui sembra invece crederci davvero, come se Fulci e Romero fossero davvero alla sua portata. La tragedia è quindi inevitabile.

(Paolo Chemnitz)

Fragasso e mattei sono due dei peggiori registi italiani di tutti i tempi. Peggio di questo film c’è solo il puerile ed obbrobrioso robowar.
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