di Alan Parker (Stati Uniti/Canada/UK, 1987)
Quando un film è ambientato in Louisiana, già parte con qualche punto di vantaggio, non a caso Alan Parker sceglie proprio il profondo sud per ambientare questo thriller intriso di elementi horror, un lavoro meno conosciuto rispetto ai suoi cavalli di battaglia (“Fuga Di Mezzanotte”, “Saranno Famosi” e “Mississippi Burning”) ma non per questo meno interessante. Nonostante si tratti di un prodotto di taglio mainstream, “Angel Heart – Ascensore Per L’Inferno” lo ricordiamo volentieri per una serie di scene cult capaci di attirare la nostra attenzione, immagini che ovviamente all’epoca scomodarono le forbici della censura (l’iniziale divieto ai minori di 18 anni scatenò molte proteste da parte della produzione).
New York, anni cinquanta: un Mickey Rourke in ottima forma interpreta l’investigatore privato Harry Angel, a sorpresa convocato dall’inquietante Louis Cyphre (Robert De Niro) per risolvere un caso di sparizione avvenuto a New Orleans. Il compito di Angel è quello di scoprire se un tale Johnny Favorite sia ancora vivo o meno, poiché questo cantante (reduce dalla guerra) è ancora sotto contratto con Cyphre. Quando l’azione si sposta in Louisiana, per il nostro detective (un tipico antieroe figlio del cinema noir) ha inizio un vero e proprio viaggio all’inferno, tra rituali esoterici, incubi ricorrenti e personaggi ostili pronti a ostacolare le sue indagini, in attesa di un epilogo (alquanto telefonato) capace di rivelare il ruolo dei due protagonisti.
Alan Parker si ispira liberamente al romanzo “Falling Angel” di William Hjortsberg, spostando buona parte degli eventi a New Orleans (nel libro invece le vicende vengono interamente sviluppate a New York). Lo script però non mantiene le promesse iniziali, mostrando qualche lungaggine soprattutto nella meno riuscita parte centrale: questo è l’unico neo che pone “Angel Heart” un gradino al di sotto dei più apprezzati thriller del periodo, al di là di una splendida e marcia location (il vero punto di forza dell’opera, oltre al valido score musicale ovviamente in tema).
La pietra dello scandalo è rappresentata da un focoso amplesso tra Harry Angel e la bella Epiphany (Lisa Bonet non aveva neppure vent’anni all’epoca!), immagini culminate da una pioggia di sangue che ancora oggi non si dimentica, per una scena di sesso tra le più controverse e impetuose di sempre. Aggiungete al menu qualche morto ammazzato (in pieno stile horror) e una gallina sgozzata durante un rituale vudù e il gioco è fatto, ecco perché “Angel Heart” si merita tutta la nostra curiosità a distanza di oltre trent’anni dalla sua uscita. Non si tratta infatti del solito thriller dai risvolti noir, ma di un lungometraggio ammantato di morte e cupezza che sfrutta ingegnosamente la tematica del patto diabolico (peccato che il buon De Niro si veda così poco). Se la sceneggiatura fosse stata più fluida e imprevedibile, Alan Parker avrebbe fatto bingo.
(Paolo Chemnitz)