di Lee Won-Tae (Corea del Sud/Stati Uniti, 2019)
Se un titolo come “Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo” (1966) aveva ispirato Kim Jee-Woon per il suo “Il Buono, Il Matto, Il Cattivo” (2008), oggi in Corea è il turno di Lee Won-Tae, regista emergente qui al suo secondo film. Con “The Gangster, The Cop, The Devil” si continua a giocare con il capolavoro di Sergio Leone, puntando i riflettori su tre personaggi il cui rapporto diventa fondamentale per l’economia dell’opera, in questo caso un poliziotto, un boss della malavita organizzata e un serial killer (ovviamente il diavolo).
La città di Seul è terrorizzata: durante la notte un uomo tampona con la sua macchina un’automobile a caso in qualche zona isolata, facendo così scendere il conducente per valutare l’entità dei danni: non c’è però neppure il tempo di respirare che si passa dritti alle coltellate, come nella bella scena iniziale, cruda, ferale e alquanto suggestiva. Il modus operandi del killer resta inalterato anche quando la vittima designata è il boss Jang Dong-Soo, il quale sopravvive per miracolo all’attacco dell’assassino. La polizia (corrotta, come al solito) non sembra interessata a collegare tra loro tutti questi casi di cronaca, tranne il poliziotto Jung Tae-Seok, un tipo spavaldo e sopra le righe che ben presto ritroviamo alleato con il gangster Jang, una strana coppia decisa a fare il possibile per mettere le mani sul pazzo psicopatico.
Rispetto a tanti titoli coreani dello stesso tenore, “The Gangster, The Cop, The Devil” prende fin da subito una piega più commerciale, capace di strizzare l’occhio al mercato occidentale anche solo per la semplicità dello script (fin troppo lineare nel suo sviluppo). L’intrattenimento è assicurato grazie anche a una confezione impeccabile, patinata al punto giusto per attirare un pubblico di ampio respiro, nonostante il livello di violenza sia sempre ben al di sopra della media generale. Quello che invece non convince è da ricercare proprio nei tre protagonisti delle vicende, tra i quali salviamo soltanto la figura del boss, molto più genuino e simpatico del poliziotto stesso (un personaggio forzato, a tratti macchiettistico). Ininfluente e non pervenuto il serial killer, praticamente un banale contorno che di riflesso ci aiuta a penetrare nell’ambiguo rapporto tra i due complici delle vicende, un individuo la cui caratterizzazione rimane sempre sullo sfondo, timidamente abbozzata, come se il diavolo non fosse poi così importante.
Ci è capitato molto raramente di scendere così in basso per la valutazione di un film coreano: sia chiaro, tre stellette rappresentano sempre un’abbondante sufficienza, ma “The Gangster, The Cop, The Devil” è comunque un thriller di maniera ben lontano dai vertici toccati in patria da molte altre pellicole. Un film gradevole che si guarda con piacere, ma che nel giro di poco tempo sparirà dai nostri radar.
(Paolo Chemnitz)