A Quiet Place

a quiet placedi John Krasinski (Stati Uniti, 2018)

E’ possibile realizzare un horror originale nel 2018? La risposta è sì, anche se non basta un’idea per fare bingo, soprattutto se alla fine dei giochi l’idea stessa si ritorce contro come un boomerang. In un genere cinematografico nel quale le urla fanno parte di un codice universalmente riconosciuto (pensiamo solo alla storica figura delle scream queen), “A Quiet Place: Un Posto Tranquillo” ribalta completamente le regole consegnandoci il silenzio assoluto, pena la morte dei protagonisti.
La partenza è promettente: osserviamo una famiglia muoversi in punta di piedi in un villaggio abbandonato, un mondo apocalittico dove al minimo rumore vieni letteralmente fatto a pezzi da mostruose creature antropomorfe che agiscono in base al loro udito estremamente sviluppato. Ne fa le spese il più piccolo del gruppo, tradito da un giocattolo a pile e trascinato via da uno di questi esseri. Dopo oltre un anno, quando la famiglia si stabilisce in una casa rurale, il padre (Lee, interpretato dal regista) inizia a condurre alcuni esperimenti in un seminterrato, mentre approfondiamo gli altri membri del nucleo: una figlia sorda (Regan) e poi ancora il figlio Marcus e la moglie Evelyn (Emily Blunt), quest’ultima prossima a una nuova gravidanza. Un paradosso che nostro malgrado siamo costretti ad accettare (dopotutto la scena del parto è la migliore del film), perché ovviamente viene da chiedersi come mai, in un luogo dove per sopravvivere non bisogna far volare una mosca, una donna debba partorire un neonato (con tutte le conseguenze del caso!). Bisogna per forza dare continuità alla specie? Probabilmente quello di John Krasinski è un segnale di speranza, di cui però non ne sentivamo assolutamente la necessità.
“A Quiet Place” utilizza la lingua dei segni e ricorre solo raramente ai dialoghi (in teoria accanto a una cascata puoi anche cantare a squarciagola e nessuno ti sente), ma alla lunga questa peculiarità tende ad appiattire non poco la psicologia dei personaggi (qui non pervenuta) e la narrazione stessa, spesso privata della giusta tensione e di un coinvolgimento emotivo adeguato. Fortunatamente sia la regia che le atmosfere riescono a non far naufragare il tutto, regalandoci ottimi squarci di cinema post-apocalittico e un alone di mistero che richiama, seppur in modo differente, pellicole recenti come “10 Cloverfield Lane” (2016) o “It Comes At Night” (2017). C’è infatti qualcuno o qualcosa là fuori e nel film di John Krasinski lo scopriamo per bene solo più avanti, dopo una raffica di indizi che lentamente ci svelano la fisionomia di questi predatori alieni discretamente realizzati. Ma non basta.
Con un budget di 17 milioni di dollari, “A Quiet Place” ha stracciato il botteghino in America (50 milioni solo nel primo weekend!) e si sta difendendo bene anche in Italia: ma tutto questo hype accompagnato da una campagna promozionale ben studiata non giustifica affatto un risultato ben al di sotto delle aspettative, macchiato proprio da una presunzione di fondo che vorrebbe sfondare una porta blindata senza quella forza necessaria per farlo. Un film diverso non equivale automaticamente a un grande film.

2,5

(Paolo Chemnitz)

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