La Notte Che Evelyn Uscì Dalla Tomba

di Emilio Miraglia (Italia, 1971)

A volte gli aneddoti legati a un film risultano quasi più interessanti dell’opera stessa, è il caso di “La Notte Che Evelyn Uscì Dalla Tomba”, un lungometraggio con un piede nel cinema gotico degli anni sessanta e un altro in quello tipicamente giallo di inizio 70s. All’epoca nelle sale americane venivano distribuiti dei popcorn colorati di rosso, chiamati per l’occasione bloodcorn, probabilmente per far passare più in fretta questa visione per certi versi soporifera (Emilio Miraglia aggiusterà di poco il tiro con il successivo “La Dama Rossa Uccide Sette Volte”).
Il nobile inglese Lord Alan Cunningham (Anthony Steffen) è ossessionato dal ricordo di Evelyn, la moglie defunta. L’onnipresente senso di colpa che caratterizza la sua esistenza lo porta ad adescare donne con i capelli rossi simili alla sua ex-consorte (la prima vittima è una prostituta, da lui condotta in una stanza piena di antichi strumenti di tortura). Convolato a nuove nozze con Gladys (Marina Malfatti), l’uomo continua a dare segni di squilibrio, mentre nella sua magione iniziano ad accadere degli strani omicidi: inoltre durante la notte, Alan è sempre più convinto di vedere lo spettro di Evelyn.
Vale la pena dedicare oltre cento minuti del proprio tempo a questa pellicola? In parte sì e in parte no, perché se a livello di storia e di atmosfere Emilio Miraglia riesce a creare qualcosa di veramente suggestivo, i tempi estremamente dilatati non aiutano di certo la fruizione del film (qualche taglio sarebbe stato gradito, specialmente nella parte centrale). “La Notte Che Evelyn Uscì Dalla Tomba” risulta dunque un lavoro appesantito dai problemi di cui sopra, un’occasione mancata considerando la sua confezione più che dignitosa (la regia e la fotografia sono di buon livello). Positivo (ma non inedito) anche lo score musicale di Bruno Nicolai.
La magia di questa pellicola è quella di essere riuscita a trasformare alcune zone del vicentino nella più tetra provincia inglese, non a caso il castello in cui vive Alan altro non è che il celebre palazzo Porto Colleoni di Thiene. Ci troviamo nel 1971, quando l’ombra del cinema gotico è ancora ben presente in alcuni prodotti del periodo: “La Notte Che Evelyn Uscì Dalla Tomba” avrebbe ricevuto maggiori consensi se solo fosse uscito quattro-cinque anni prima, magari sulla scia del Mario Bava più cupo e spettrale. Oggi invece, di questo film ci resta soltanto un ricordo agrodolce.

(Paolo Chemnitz)

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