Be My Cat: A Film For Anne

di Adrian Tofei (Romania, 2015)

Prima di tutto, chi diavolo è Anne? Si tratta di Anne Hathaway (classe 1982), attrice statunitense molto apprezzata nel giro hollywoodiano. La sua presenza è ovviamente virtuale in questo lavoro a lei dedicato, un curioso diversivo proveniente dalla Romania capace di smarcarsi a dovere dai classici found footage di stampo americano. Più che altro, “Be My Cat” è un esperimento di metacinema all’ennesima potenza, perché noi qui assistiamo a un film in cui si gira un film per cercare di fare un altro film! Tutto chiaro? Dimenticavo, il regista Adrian Tofei è anche il protagonista.
Il sogno di Tofei è proprio quello di dirigere una pellicola con l’attrice dei suoi sogni, la Hathaway. Per farlo, egli decide di scritturare alcune ragazze rumene, in modo tale da girare dei provini da mandare ad Anne (convincendola delle sue capacità). Queste giovani sono tuttavia inconsapevoli di finire dentro la casa di un mostro, di uno psicopatico intenzionato a realizzare degli snuff movie a loro insaputa.
Fin dalla (fuorviante) locandina e dal font utilizzato, non è difficile immaginare il livello amatoriale dell’opera: pochi soldi, poco sangue, violenza mai esplicita, riprese traballanti (quelle comunque fanno parte del gioco), però allo stesso tempo molta intelligenza e personalità. A cominciare dai monologhi deliranti di Tofei, il vero mattatore della pellicola, un faccione incredibile perfettamente calato nel ruolo di regista fuori di testa. È lui a reggere interamente la baracca per novanta minuti, sovrastando (in tutti i sensi) le povere malcapitate (Sonya, Flory e Alexandra), tre cavie letteralmente schiacciate dalla mente malata di questo aspirante filmmaker. Una di loro riuscirà tuttavia a saper leggere la disturbata psicologia di Tofei, proiettandoci verso un finale interessante anche se poco realistico.
In definitiva, “Be My Cat: A Film For Anne” è una visione underground consigliata soprattutto agli amanti della tecnica found footage, al di là di una messa in scena veramente scialba e povera di elementi scenografici. Ciò che conta però è l’originalità, perché Adrian Tofei raggiunge pienamente il suo obiettivo con uno sforzo davvero minimo. Davanti al talento scriteriato di questo regista rumeno, fossi in Anne Hathaway, io accetterei immediatamente una parte per il suo prossimo lavoro!

(Paolo Chemnitz)

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