Zombie Ass: Toilet Of The Dead

di Noboru Iguchi (Giappone, 2011)

Il coraggio e il cattivo gusto posso andare tranquillamente a braccetto, ce lo insegna il folle Noboru Iguchi, regista il cui nome è indissolubilmente legato al lato più trash del cinema giapponese contemporaneo. Non bastavano i vari “The Machine Girl” (2008) o “Robo-Geisha” (2009) per farci urlare a pieni polmoni what the fuck, perché il meglio (che poi sarebbe il peggio!) doveva ancora arrivare: ci riferiamo a questo “Zombie Ass: Toilet Of The Dead” e al successivo “Dead Sushi” (2012), due apici difficilmente superabili del cinema weirdo orientale.
In seguito alla perdita della sorella (morta suicida), la studentessa Megumi cerca di dimenticare quella tragedia accompagnando un gruppo di amici in gita. Nel frattempo, uno scienziato pazzo ha appena sperimentato una sorta di parassita alieno in grado di salvare sua figlia, affetta da un male incurabile: questo verme però, una volta entrato nel corpo del malcapitato di turno, è capace di prendere il controllo delle sue facoltà mentali provocandogli persino delle terribili flatulenze! Ne sa qualcosa la povera Maki, un’aspirante modella costretta a sopportare un tremendo mal di pancia dopo aver involontariamente ingerito quel parassita. Persino nella toilette non c’è sollievo, perché dalle viscere di quella latrina esce fuori una mano ricolma di escrementi: dopotutto, all’appello non potevano mancare gli zombi, ovviamente ricoperti di merda!
Davanti a questo putrido spettacolo, la trama non conta assolutamente nulla, anche perché non esiste. Ciò che davvero interessa al regista è alzare l’asticella sempre più in alto, fino a far esplodere “Zombie Ass” al di là delle sue reali possibilità: ecco dunque spuntare il body horror più allucinante (tentacoli e protuberanze varie), con un occhio di riguardo a un certo simbolismo di matrice sessuale (i giapponesi, sotto questo punto di vista, hanno ben poco da nascondere).
Diarrea a profusione, gas intestinali, morti viventi, urla, schiamazzi, colpi proibiti e quant’altro, “Zombie Ass” è praticamente un manga estremo trasformato in una pellicola demenziale attraverso un linguaggio grottesco, volgare e surreale. Questo menu è talmente becero e delirante che un film della Troma, in confronto, vi potrà sembrare il più sobrio lungometraggio uscito dal Festival di Cannes.
Infine, due parole sugli effetti digitali: questa volta fanno veramente schifo al cazzo, nonostante la presenza del guru Yoshihiro Nishimura (il cui apporto ha funzionato molto meglio in altre occasioni). In definitiva, questo “Zombie Ass” è un’assurdità priva di senso indicata esclusivamente ai cultori delle giapponesate più improbabili, nonostante sia importante dare atto al regista nipponico di essere riuscito a mettere in piedi qualcosa di veramente politically uncorrect. La merda al potere.

(Paolo Chemnitz)

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