
di Edgar Wright (Gran Bretagna/Francia, 2004)
Nonostante un titolo italiano alquanto spiritoso e divertente (“L’Alba Dei Morti Dementi” è pur sempre un tributo al grande George A. Romero), noi preferiamo lasciare integra la denominazione originaria, anch’essa ovviamente devota in tutto e per tutto agli intramontabili classici diretti dal (compianto) regista americano. Davanti a un’operazione di tale portata, all’epoca fu interpellato proprio Romero, il quale definì “Shaun Of The Dead” una vera bomba: al di là della sua affermazione, la pellicola è riuscita fin da subito a farsi strada per conto suo, trascinata da un inarrestabile passaparola tra i cultori del genere. Se dunque “Shaun Of The Dead” è diventata nel giro di poco tempo una delle più apprezzate horror comedy di nuova generazione, c’è poco da stupirsi, perché Edgar Wright (prima di finire in copertina con opere di maggior respiro come “Baby Driver” oppure “Last Night In Soho”) qui ha davvero indovinato tantissime mosse.
I segreti di questo lungometraggio sono principalmente tre: sul gradino più alto del podio dobbiamo metterci per forza di cose Simon Pegg, un attore simpatico e versatile capace di farci sorridere anche con una semplice espressione del viso. Lui è Shaun, un giovane commesso presso un negozio di elettrodomestici la cui vita sta andando letteralmente a rotoli (c’è aria di rottura con la fidanzata Liz, mentre al lavoro le giornate non vanno affatto meglio). L’unica distrazione sono le serate al Winchester, un pub londinese frequentato assiduamente dal protagonista in compagnia del suo migliore amico Ed (un fancazzista obeso piazzatosi da tempo nella sua casa). Poi ci sono gli zombi, molto fedeli al modello romeriano, quindi di stampo old-school (barcollano, non corrono). La loro presenza viene dosata con il giusto crescendo, una prerogativa studiata appositamente per far emergere a dovere l’ingenuità di Ed e Shaun (ci sono o ci fanno? Questa è una bella domanda).
Infine, non possiamo non spendere due parole sulle gag, alcune davvero esilaranti: cercare di uccidere questi morti viventi scegliendo quali vinili potergli lanciare e quali no, è uno dei momenti più alti dell’intero film (peccato davvero dover distruggere una prima stampa di “Blue Monday” dei New Order!). In generale, il black humour di stampo british qui trova il suo definitivo stato di grazia, merito ovviamente della fantasia degli sceneggiatori (gli stessi Pegg e Wright) e di una componente horror-splatter capace di non prendersi mai troppo sul serio, burlandosi più volte degli stereotipi attinenti al genere.
“Shaun Of The Dead” spara tante cartucce vincenti durante la prima ora, lasciando correre una colonna sonora piuttosto diversificata, nella quale si citano i Goblin di “Dawn Of The Dead” (1978) per poi spaziare in lungo e in largo con gli Smiths, con i Queen e addirittura con la mitica “Kernkraft 400” di Zombie Nation. Si può dunque chiudere un occhio sul calo fisiologico dell’ultima parte, non tanto dal punto di vista del ritmo, quanto per una serie di situazioni ormai già spremute fino all’osso. Insomma, oltre all’amara visione pessimistica di Romero, bilanciare con un po’ di zucchero si è rivelata una scelta alquanto azzeccata.

(Paolo Chemnitz)

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Puro e semplice amore verso questo film. Non è un parodia sugli zombi ma è una commedia CON gli zombi. Wright ha fatto un tributo meraviglioso e intelligente agli zombi di Romero e ogni volta che lo rivedo mi diverto tantissimo.
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