Shaun Of The Dead

di Edgar Wright (Gran Bretagna/Francia, 2004)

Nonostante un titolo italiano alquanto spiritoso e divertente (“L’Alba Dei Morti Dementi” è pur sempre un tributo al grande George A. Romero), noi preferiamo lasciare integra la denominazione originaria, anch’essa ovviamente devota in tutto e per tutto agli intramontabili classici diretti dal (compianto) regista americano. Davanti a un’operazione di Continua a leggere

Pubblicità

The Village

di M. Night Shyamalan (Stati Uniti, 2004)

Se con il pregevole “Il Sesto Senso” (1999) il regista indiano naturalizzato americano M. Night Shyamalan era riuscito a mettere d’accordo tutti, la sua restante filmografia ha diviso sia pubblico che la critica fino ai giorni nostri. In attesa di vedere “Old” (2021), non abbiamo ancora trovato modo di spendere due parole su pellicole a nostro avviso poco riuscite Continua a leggere

Custodes Bestiae

di Lorenzo Bianchini (Italia, 2004)

Se con “Oltre Il Guado” (2013) il friulano Lorenzo Bianchini è riuscito a ottenere dei meritati riconoscimenti anche al di fuori dei confini nazionali, per mettere a fuoco la sua idea di cinema bisogna fare comunque qualche passo indietro, partendo dalle sue prime pellicole (dunque è fondamentale citare il mediometraggio “I Dincj De Lune” e poi ancora Continua a leggere

Creep

di Christopher Smith (Gran Bretagna/Germania, 2004)

“Creep – Il Chirurgo” (questo il titolo completo della versione italiana) è il primo lungometraggio diretto da Christopher Smith, regista britannico nato a Bristol nel 1970. Anche se le sue pellicole migliori sono arrivate poco tempo dopo (in particolare “Severance” e “Triangle”), “Creep” rappresenta un discreto esordio che ancora oggi funziona abbastanza bene Continua a leggere

Lacrime Di Kali

di Andreas Marschall (Germania, 2004)

Prima di tuffarsi a capofitto nel genere horror, Andreas Marschall era conosciuto soprattutto nel giro heavy metal come disegnatore di copertine (Sodom, Running Wild, Blind Guardian, Obituary e tanti altri) e come regista di videoclip (Coroner, Kreator, Rage, Samael, Moonspell e non solo). La svolta arriva puntuale nel 2003, quando Marschall dirige Continua a leggere

A Dirty Shame

di John Waters (Stati Uniti, 2004)

Pochi giorni fa, la Festa del Cinema di Roma ha ospitato John Waters in uno degli incontri più interessanti tra quelli a cui abbiamo assistito durante gli ultimi anni. Dietro il suo personaggio istrionico e dissacrante si nasconde sempre lo spirito di un’intellettuale pronto a combattere delle battaglie molto più serie rispetto al cazzeggio tipico dei suoi film, un Continua a leggere

La Sposa Turca

la sposa turcadi Fatih Akin (Germania/Turchia, 2004)

“La Sposta Turca” (“Gegen Die Wand”), quarto lungometraggio del regista amburghese di origine turca Fatih Akin, vince il Festival di Berlino nel 2004. Un premio assolutamente meritato, alla luce di una storia molto avvincente sviluppata attraverso il rapporto tormentato tra due persone infelici, Cahit (un egregio Birol Ünel) e Sibel (molto brava anche Sibel Kekilli, per lei un passato da pornostar Continua a leggere

Vital

vitaldi Shinya Tsukamoto (Giappone, 2004)

C’è una profonda questione di sensibilità alla base della differenza tra melodramma di taglio commerciale e questo tipo di melodramma, a cui bisogna aggiungere quello sguardo tipicamente orientale che ne avvalora metafore e significati. Con “Vital” Shinya Tsukamoto lascia momentaneamente da parte il rapporto tra essere umano e contesto urbano, parlandoci invece della riscoperta della Continua a leggere

R-Point

r-pointdi Kong Su-Chang (Corea del Sud, 2004)

Anche la Corea del Sud partecipò al conflitto del Vietnam, appoggiando con mezzi e uomini lo schieramento statunitense e pagandone le conseguenze con oltre cinquemila perdite. Nel 2004 il regista Kong Su-Chang, già tra gli sceneggiatori del celebre thriller “Tell Me Something” (1999), realizzò questo lavoro abbastanza atipico per il cinema coreano, un film di guerra capace di Continua a leggere

La Samaritana

la samaritanadi Kim Ki-Duk (Corea del Sud, 2004)

Questa volta il contrasto è ancora più forte, perché dietro una locandina angelica si nasconde l’ennesimo film di Kim Ki-Duk pregno di dolore, di violenza e di morte, un intreccio di sensazioni raccontate sempre con grande sensibilità. “La Samaritana” (“Samaria”) esce pochi mesi prima rispetto all’acclamato “Ferro 3” (2004), chiudendo una stagione trionfale per il regista coreano (il Continua a leggere