Rabies

rabiesdi Aharon Keshales e Navot Papushado (Israele, 2010)

Immaginatevi che sia il 2010 e che qualcuno vi abbia appena suggerito di guardare questo “Rabies”, il film di esordio di due sconosciuti registi israeliani. In apparenza una storia come tante, ambientata nel solito bosco dove si nasconde lo psicopatico di turno. Per fortuna “Rabies” lo abbiamo visto in colpevole ritardo (un bel paradosso), perché i pregiudizi che forse avremmo avuto tanti anni fa ce li siamo già lasciati alle spalle con il notevole “Big Bad Wolves” (2013), seconda brillante pellicola diretta da Aharon Keshales e Navot Papushado. Tutto questo per dirvi che “Rabies” (“Kalevet” nel titolo originale) non è il classico horror moderno di derivazione americana ma un lavoro con una sua precisa identità, crudele, violento e per giunta divertente.
La prima scena mette subito in chiaro le regole del gioco: una donna è caduta dentro una fossa (una trappola per animali), fuori un uomo tenta di tranquillizzarla ma a un certo punto egli sparisce nel nulla probabilmente in cerca di aiuto. Arriva una macchina con due persone, poi ne sopraggiunge un’altra con quattro giovani, infine due poliziotti irrompono sul posto chiamati per prestare soccorso. Questi personaggi inizialmente non si incrociano fra loro ma la narrazione a imbuto presto li fa interagire in quest’area circoscritta, capovolgendo di continuo gli eventi e la nostra percezione riguardo a essi (c’è un rimbalzo continuo tra ciò che accade da una parte e ciò che accade a pochi metri di distanza).
Alcuni dialoghi (che non disdegnano un certo black humour) e il ritmo frizzante delle vicende ci conducono per mano attraverso novanta minuti pieni di sorprese: molestie sessuali, fiumi di sangue, tentati omicidi, “Rabies” è una giostra impazzita che accoglie tutti i partecipanti e dalla quale nessuno può scendere senza aver prima mostrato la sua vera natura (dis)umana. Esseri viscidi, rancorosi, odiosi e cattivi, ecco i personaggi messi alla gogna da questi due registi israeliani tanto celebrati da Quentin Tarantino (a ragione, aggiungiamo). Curiosamente, uno dei ragazzi assomiglia terribilmente (pure nel candido look) a uno dei due squilibrati presenti in “Funny Games” (1997), forse una citazione voluta per rimarcare quanto il male sia presente ovunque, nascosto anche sotto la faccia più angelica e innocente.
“Rabies” è il primo horror mai concepito in Israele, almeno così è stato detto all’uscita del film: non aspettatevi qualcosa di stravolgente, il successivo “Big Bad Wolves” è riuscito persino ad affinare un meccanismo qui ancora non oleato alla perfezione, ma al di là di qualche prevedibile forzatura questo prodotto merita assolutamente la visione. “Rabies” non è quindi il solito bosco e non è la storia del solito psicopatico, qui c’è molto di più, persino un taglio sociale che mette in luce la totale assenza di comunicazione nel mondo contemporaneo. Provare per credere.

3,5

(Paolo Chemnitz)

rabies_

 

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...