di Olaf Ittenbach (Germania, 1997)
Olaf Ittenbach sbarca con colpevole ritardo pure in Italia ma mai come questa volta è il caso di dire meglio tardi che mai. Merito della Home Movies che nel giro di poche settimane ha distribuito sul mercato i primissimi lavori del regista bavarese (“Black Past”, “The Burning Moon” e “Premutos – Der Gefallene Engel”). Tra questi, “Premutos” è quello a cui siamo maggiormente affezionati, anche perché è una pellicola veramente di culto per gli amanti del cinema splatter. Un’opera meno acerba rispetto alle precedenti e neppure troppo amatoriale, considerando la credibilità degli ottimi effetti (Ittenbach è un Maestro in tal senso) e la spiccata originalità del prodotto (le citazioni non mancano ma vengono proposte con uno stile molto personale).
Se nell’underground tedesco di fine anni ottanta/primi anni novanta un regista come Jörg Buttgereit è fissato con la morte e con la perversione, Olaf Ittenbach e il suo collega Andreas Schnaas (“Violent Shit”) puntano su altri aspetti non meno raccapriccianti: Ittenbach ad esempio – ispirato sia da Sam Raimi che dagli horror di Lucio Fulci – ha un certo feeling con tutto ciò che riguarda demoni e creature infernali, un tema che “Premutos” sviluppa alla perfezione. Il titolo del film rimanda appunto al nome di un angelo scacciato dal paradiso e riportato inconsapevolmente in vita da uno sfigato ragazzo di paese (Matthias, interpretato dallo stesso regista). Premutos riesce praticamente a impossessarsi del corpo del protagonista, sconvolgendo la sua vita e quella della sua famiglia.
Ci si diverte non poco durante questi abbondanti cento minuti: la narrazione infatti rimbalza tra varie epoche storiche, dal medioevo fino alla seconda guerra mondiale, tornando indietro persino ai tempi della crocifissione di Cristo. Un salto cronologico che collima con le atroci visioni di Matthias, ormai contaminato dal germe infernale di questa creatura assetata di sangue e distruzione. Al resto ci pensa il gore, con una parte conclusiva davvero brutale nella quale esplode tutta la follia di Olaf Ittenbach, qui al suo apice creativo prima di entrare nel nuovo millennio con produzioni più sostanziose ma meno genuine.
In “Premutos” si respira la vera essenza del cinema horror più disimpegnato, sulla falsariga delle prime spassose opere di Peter Jackson ma con meno talento e con una deriva comedy meno efficace: il film è politicamente scorretto quanto basta (la scena del prete è una delle tante da segnalare) però è risaputo che il black humour dei tedeschi non ha quella spontaneità tipica di alcuni prodotti anglofoni di taglio simile. Motivo per il quale “Premutos” è anche un film pacchiano all’inverosimile, a cominciare dagli strambi personaggi che lo attraversano. Ma davanti a questo magnifico valzer di squartamenti e mutilazioni, chi se ne frega di tutto il resto!
(Paolo Chemnitz)