di Tim Gagliardo e Donavon Warren (Stati Uniti, 2014)
Su IMDb “Wheels” ha una media stratosferica: 9,2 su oltre tremila voti, praticamente un risultato surreale per un film indipendente sconosciuto ai più. La puzza di bruciato aumenta quando a fine pagina ci imbattiamo nelle recensioni dei lettori, una sfilza di celebrazioni senza uno straccio di critica intellettualmente onesta (ma c’è una voce fuori dal coro, qualcuno che urla allo scandalo, poiché in fin dei conti come si possono comprare i voti alle elezioni si possono tranquillamente comprare fake reviews). Il cerchio si chiude leggendo un parere a caso tra i pochi che si possono trovare sui siti stranieri (ricordiamo che l’opera è del 2014 ma ha visto la luce solo quest’anno), una mezza stroncatura abbastanza condivisibile e comunque molto più terrena di tante altre stronzate rintracciabili in rete. Sia chiaro, “Wheels” non è affatto un film da buttare alle ortiche, ma non è neppure quel capolavoro costruito a tavolino e manipolato a dovere da tante belle (quanto finte) parole (al vento).
Donavon Warren – uno dei due registi – interpreta il giovane Mickey Cole, un paraplegico rimasto bloccato sulla sedia a rotelle dopo una caduta accidentale dal tetto di casa. Il ragazzo è depresso e tenta il suicidio in tutti i modi possibili: prima prova a tagliarsi le vene, poi cerca di farsi investire da un treno in corsa, nulla però riesce a esaudire il suo desiderio di chiudere con la vita. L’ultima carta da giocare è rappresentata da Drake, uno sbandato nelle sue stesse condizioni a cui il protagonista offre 500 dollari per farsi sparare, un tentativo ancora una volta vano che per giunta dà il via a un’amicizia fraterna tra i due uomini. Da questo momento “Wheels” prende prima una piega da black comedy (tra improbabili rapine e prostitute) e infine un taglio puramente drammatico (la droga e i flashback rivelatori), una seconda parte di livello dopo una partenza sfasata e troppo sopra le righe (inizialmente il personaggio di Drake è piuttosto fastidioso).
Tim Gagliardo e Donavon Warren (molto credibile nel ruolo di Mickey, soprattutto quando perde visibilmente peso per il consumo di stupefacenti) conoscono bene le regole del cinema indie, all’idea di base però non sempre corrisponde un risultato adeguato, “Wheels” infatti vuole essere profondo ma in fin dei conti rimane sempre in superficie, anche quando i registi cominciano a scavare nel passato doloroso del protagonista. In un primo momento il film ha qualche somiglianza con “Kills On Wheels” (2016) di Attila Till, un tono quasi scanzonato con dietro una forte storia di amicizia che lega questi sfortunati individui, ma col trascorrere dei minuti cresce l’intensità umana ed emotiva delle vicende e riusciamo (almeno in parte) a stabilire un contatto empatico con il povero Mickey. Troppo tardi comunque, “Wheels” è un dramma a tratti interessante ma senza spina dorsale.
(Paolo Chemnitz)