2019 – Dopo La Caduta Di New York

2019di Sergio Martino (Italia/Francia, 1983)

Che il cinema di fantascienza dello scorso millennio guardasse con poche speranze al futuro dell’umanità era abbastanza prevedibile, pensiamo ad esempio a due titoli molto diversi tra loro eppure entrambi ambientati nel 2019, “Blade Runner” (1982) e “Akira” (1988). Dalla distopia di Los Angeles a quella di Tokyo il passo è comunque breve, anche se il degrado più assoluto ce lo mostra Sergio Martino in questo post-atomico di culto, un film che prende vita in un 2019 ancora più nero di quello immaginato nei due titoli succitati (“il pianeta, ridotto quasi interamente a un putrescente deserto radioattivo, è ora abitato da uomini senza futuro”).
New York è una metropoli in rovina, un lager dove ogni legge è pura utopia: la razza umana è inoltre destinata a scomparire, una guerra nucleare ha infatti lasciato pochi superstiti incapaci di riprodursi poiché contaminati dalle radiazioni. La Nuova Confederazione ha però identificato a New York una ragazza ancora in grado di portare a termine una gravidanza. Per recuperarla viene mandato in missione Parsifal (Michael Sopkiw), a cui viene promessa come ricompensa un posto sull’astronave che partirà per Alpha Centauri. L’uomo si mette in viaggio insieme ai suoi compagni (c’è anche Romano Puppo che qui si chiama Russell come il buon Kurt), ma per portare a termine il suo compito deve prima scontrarsi con gli Eurac (tra gli alti ufficiali troviamo l’ex Miss Italia Anna Kanakis nel ruolo di Ania). Le sorprese non finiscono qui, perché una tribù antropomorfa composta da uomini scimmia con a capo George Eastman corre in aiuto del protagonista, l’ennesima sfumatura pittoresca di un mondo apocalittico al quale è impossibile non affezionarsi.
Sergio Martino pesca a piene mani da “1997: Fuga Da New York” (1981), nonostante in seguito abbia dichiarato che la sceneggiatura del film fosse addirittura precedente a quella messa giù da John Carpenter e Nick Castle. Un flebile indizio che ci interessa relativamente, dopotutto i prodotti del filone post-atomico devono molto non solo all’opera di Carpenter, ma anche a “Mad Max” (1979) e a “I Guerrieri Della Notte” (1979). Quello che invece ci importa maggiormente è il risultato finale: il regista sfrutta al meglio i celebri studi De Paolis ricreando una metropoli putrida e fatiscente, uno sforzo che viene ripagato al di là di alcuni difetti evidenti (non pervenuta la fotografia). Un po’ di splatter permette alla pellicola di non fossilizzarsi soltanto sull’azione fine a se stessa, consentendo alcune variazioni sul tema che si traducono con una girandola di avvenimenti piuttosto strampalati e divertenti.
Considerando il livello medio-basso delle produzioni italiane in ambito post-apocalittico, “2019 – Dopo La Caduta Di New York” è un b-movie che riesce a elevarsi una spanna sopra la mediocrità, merito dell’inventiva di un regista bravo nel saper mettere insieme (anche scopiazzando) le tante suggestioni già assaporate con alcuni titoli del passato. Per una serata non impegnativa, è un film da tenere in considerazione.

3

(Paolo Chemnitz)

2019_

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...