di Claudio Caligari (Italia, 2015)
Claudio Caligari ha chiuso la sua ipotetica trilogia capitolina nel migliore dei modi, dopo il cult documentaristico “Amore Tossico” (1983) e la virata noir de “L’Odore Della Notte” (1998), nella quale gli sbandati protagonisti si muovevano nella Roma bene.
Il regista (scomparso nel maggio del 2015, subito dopo il montaggio del film), con questo suo terzo lungometraggio ritorna a Ostia (auto)citando immediatamente “Amore Tossico” con la scena del gelato: ora non ci troviamo più nei primissimi anni ottanta bensì a metà degli anni novanta, quando le droghe sintetiche sono ormai una realtà in un contesto di periferia che invece non sembra essere mai mutato, tra rapine, violenza, donne di strada e l’illusione di una vita normale che svanisce come una bolla di sapone.
Cesare e Vittorio sono i due mattatori delle vicende, entrambi deboli, entrambi figli e diretti eredi dei borgatari pasoliniani, costretti a spacciare per mantenere le proprie disastrate famiglie. Quando tentano di lasciarsi alle spalle il mondo della delinquenza, il destino si dimostra beffardo proprio con chi dei due cerca di sfidarlo, consegnandoci un finale amaro ma poi anche dolcemente malinconico, intriso di tutta la sensibilità di un regista purtroppo mai davvero considerato nel nostro paese.
“Non Essere Cattivo” ha tra le sue carte vincenti una coppia di attori eccellenti (Alessandro Borghi nei panni di Vittorio e un bravissimo Luca Marinelli nel ruolo di Cesare), la cui caratterizzazione non fa altro che avvalorare il prodotto, scintillante e a tratti divertente nella prima parte (l’ascesa, per così dire, dei nostri) e poi drammatico nella seconda, quando il plot prende una piega decisamente cupa anche se a volte frammentaria. Fa effetto vedere una metropoli come Roma – raccontata poco tempo prima da “La Grande Bellezza” (2013) di Paolo Sorrentino – nel suo rovescio della medaglia in questo film postumo di Caligari, una sorta di grande bruttezza nella quale il realismo della periferia prevarica gli aspetti estetici di una città che dietro la storia e i monumenti nasconde un disagio inestirpabile tra le persone meno abbienti. La tragedia di quei giovani la cui speranza nasce e muore per strada, nel degrado più assoluto: così accadeva nella borgata di Pasolini, poi con gli anni ottanta, gli anni novanta e infine con il nuovo secolo. Caligari non c’è più, ma il tempo in certi luoghi e per certe persone sembra essersi fermato.
(Paolo Chemnitz)
Marinelli fantastico, Caligari ci ha lasciato troppo presto
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