
di Richard Friedman (Stati Uniti, 1987)
Se è vero che “Doom Asylum” non era un titolo facilmente vendibile al pubblico italiano (parliamo sempre del lontano 1987), c’è da dire che la pellicola non ha affatto guadagnato punti dopo essere stata denominata “La Casetta Degli Orrori”. Agghiacciante. Si tratta di uno slasher movie uscito fuori tempo massimo, con un folle assassino non proprio da ricordare.
Mitch Hansen rimane coinvolto in un tragico incidente stradale: la sua compagna muore, mentre lui (inizialmente dato per defunto) si risveglia durante l’autopsia, ammazzando subito due medici. Dieci anni dopo, un gruppo di giovani in gita si reca esattamente nel vecchio edificio dove si era consumato il fattaccio, un manicomio ora in totale stato di abbandono. Oltre ai soliti idioti di cui sopra, all’interno di questa struttura incontriamo anche tre ragazze punk (mentre suonano qualcosa di incomprensibile!) e ovviamente Mitch Hansen, trasformatosi in un orribile mostro sfigurato. La carneficina ha inizio.
“Doom Asylum” si può riassumere con quanto detto sopra, anche perché la sceneggiatura praticamente non esiste: se Hansen uccide con ogni mezzo a sua disposizione, gli altri cercano di salvarsi il culo in maniera alquanto ripetitiva. La regia, la fotografia ma soprattutto i dialoghi sono assolutamente scadenti, al contrario dell’unico aspetto positivo dell’opera, quello legato allo splatter (gli omicidi sono fantasiosi e alcune scene sono persino divertenti, oltre che ben realizzate).
Il lato comedy (al limite del demenziale) funziona relativamente: alcuni protagonisti si rivelano a dir poco irritanti, a cominciare da Jane (Kristin Davies, qui esordiente, diventerà un pilastro della serie televisiva “Sex And The City”) e dai suoi amici balordi, quelli che provano a fare i simpatici senza mai riuscirci. C’è da dire che pure Hansen (pessima la sua maschera di lattice) è un villain che si dimentica in quattro secondi netti. Per farla breve, “Doom Asylum” paga il fatto di essere un prodotto tremendamente amatoriale. Da un b-movie girato in soli otto giorni non potevamo chiedere di più, perciò facciamocene una ragione e prendiamo questo filmetto per quello che è. Uno slasher cazzone per pochi intimi.

(Paolo Chemnitz)
