The Farmer

di David Berlatsky (Stati Uniti, 1977)

Attorno ai film rari o a quelli scomparsi definitivamente, si crea spesso un’aura leggendaria, come se stessimo parlando di un capolavoro che nessuno riuscirà mai più a vedere. Il destino di “The Farmer” (da noi “Il Reduce”) sembrava dovesse andare in questa direzione, invece poco tempo fa, dopo oltre quarant’anni di totale oblio, la pellicola è stata Continua a leggere

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Suburb Murder

di Kin-Ping Cheng (Hong Kong, 1992)

Nel lontano 1985, quando Hong Kong era ancora sotto il dominio britannico, due cadaveri furono rinvenuti sulla collina di Braemar (un posto suggestivo che si affaccia proprio sulla metropoli asiatica). La notizia ebbe un grande risalto, non a caso ancora oggi quel duplice omicidio viene identificato come i Braemar Hill murders. A massacrare quella coppietta Continua a leggere

El Mar

di Agustí Villaronga (Spagna, 2000)

Qui in Italia, la notizia della scomparsa di Agustí Villaronga (1953-2023) è passata praticamente inosservata. Un peccato, considerando che abbiamo perso uno dei più coraggiosi e controversi registi spagnoli di sempre: per lui pochi titoli, ma tutti di sostanza, a cominciare dal primissimo “Tras El Cristal” (1986), pellicola indispensabile per ogni amante del Continua a leggere

Pensione Paura

di Francesco Barilli (Italia/Spagna, 1978)

La popolarità di Leonora Fani (classe 1954) crebbe a dismisura durante la seconda metà degli anni settanta, quando l’attrice di origini trevigiane interpretò alcuni ruoli alquanto pruriginosi: noi ce la ricordiamo soprattutto nel controverso “Bestialità” (1976), in “Nenè” (1977) di Salvatore Samperi e poi ancora in questo “Pensione Paura”, un film Continua a leggere

Marilyn

di Martín Rodríguez Redondo (Argentina/Cile, 2018)

“Marilyn” ha avuto il suo piccolo momento di celebrità nel 2018, quando fu proiettato al Festival di Berlino. Anche se oggi dalle nostre parti questo film non se lo ricorda più nessuno, nella comunità LGBT sudamericana sono ancora in molti a parlare del personaggio di Marcelo Bernasconi (detto Marcos), il protagonista delle vicende (la pellicola è basata Continua a leggere

The Rifleman Of The Voroshilov Regiment

di Stanislav Govorukhin (Russia, 1999)

Se “The Rifleman Of The Voroshilov Regiment” (“Voroshilovskiy Strelok”) è un revenge movie molto conosciuto in Russia, dalle nostre parti nessuno (o quasi) ne ha mai sentito parlare. Questo perché, nel corso dei 90s, il cinema proveniente dal blocco ex sovietico stava ancora trovando la sua giusta dimensione, prima della grande esplosione su scala Continua a leggere

Baise-Moi

di Virginie Despentes e Coralie Trinh Thi (Francia, 2000)

Virginie Despentes è una scrittrice la cui giovinezza è stata segnata dalla musica punk, dalla prostituzione, da ripetuti trattamenti psichiatrici e persino da uno stupro. È suo il controverso libro intitolato “Baise-Moi”, pubblicato in Francia nel 1993 e successivamente tradotto anche nel nostro paese. Accanto a lei troviamo Coralie Trinh Thi, ex attrice porno Continua a leggere

Dhogs

di Andrés Goteira (Spagna, 2017)

Se oggi i giovani registi spagnoli ci riescono, quelli italiani sembra invece che abbiano paura di provarci. Non è necessario dirigere un capolavoro o chissà quale pellicola da tramandare ai posteri, perché l’importante è saper osare, rischiando anche di fare il passo più lungo della gamba. Andrés Goteira (qui al suo debutto) probabilmente è andato oltre le sue Continua a leggere

Han Gong-Ju

di Lee Su-Jin (Corea del Sud, 2013)

Una delle tematiche cinematografiche più scottanti e dolorose è quella legata agli abusi sessuali, un orrore che può essere messo in scena in mille modi diversi. In Corea del Sud la finzione ha spesso trovato terreno fertile nel revenge movie, come per esempio abbiamo visto nel devastante “Bedevilled” (2010). Ma se alla base di tutto c’è una storia realmente Continua a leggere

Su Su Per La Seconda Volta Vergine

di Kôji Wakamatsu (Giappone, 1969)

Kôji Wakamatsu rimane ancora oggi un esempio unico all’interno di quel grande contenitore di avanguardia e di sperimentazione che ha segnato in maniera indelebile il cinema giapponese degli anni sessanta e settanta. Nagisa Ōshima aveva definito il suo stile come un’esperienza che non ha equivalenti, non a caso le riflessioni autodistruttive presenti nelle Continua a leggere