Almost Holy

di Steve Hoover (Ucraina/Stati Uniti, 2015)

Mariupol’ è un’importante città portuale dell’Ucraina sudorientale, segnata purtroppo dal solito grigiore dei palazzoni di periferia e dall’immancabile fumo delle fabbriche che si innalza sullo sfondo. Qui molti ragazzini orfani vivono alla giornata per le strade, come se un filo diretto legasse questi disperati con i besprizornye della Russia post-rivoluzionaria Continua a leggere

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Donbass

donbassdi Sergey Loznitsa (Ucraina/Germania, 2018)

Il conflitto del Donbass ha avuto inizio nel 2014, quando un gruppo di manifestanti armati si è impadronito di alcuni palazzi governativi dell’Ucraina orientale rivendicando l’indipendenza di città e regioni filorusse. Senza entrare troppo nello specifico, attualmente la Russia supporta i separatisti mentre l’Ucraina (subdolamente appoggiata dalla Nato) è in guerra con i vicini russi Continua a leggere

Holod 33

holod33di Oles Yanchuk (Ucraina, 1991)

Non poteva che uscire nel 1991 (anno in cui l’Ucraina diventa indipendente) questo doloroso “Holod 33”, un titolo che chiama in causa il termine holodomor con il quale ancora oggi gli ucraini ricordano la terribile carestia che dal 1929 al 1933 causò oltre un milione di vittime. Questo dramma ha profonde radici storiche, il coinvolgimento di Stalin e delle truppe sovietiche è infatti ritenuto Continua a leggere

Import/Export

importdi Ulrich Seidl (Austria/Francia, 2007)

Fatta eccezione per il fulminante “Canicola” (2001), i film di Ulrich Seidl non sono mai stati distribuiti in Italia, neppure in edizione home video. Un vero paradosso, poiché si tratta di un regista tra i più significativi del nuovo millennio, da qualcuno frettolosamente bollato come una controfigura minore di Michael Haneke. I due però hanno in comune soltanto la provenienza austriaca Continua a leggere

Dark Waters

dark watersdi Mariano Baino (Russia/Italia/UK, 1993)

Nel 1993, quando in Italia nessun produttore investiva più nel cinema horror, l’unica soluzione era quella di emigrare oltreconfine. Mariano Baino, un regista napoletano all’epoca poco più che venticinquenne (ma già stanziato in Inghilterra da qualche anno), trovò le persone capaci di credere in lui, ma dovette spingersi nell’ormai disciolta Unione Sovietica, lavorando con attori del posto e Continua a leggere

My Joy

my joydi Sergey Loznitsa (Ucraina/Germania, 2010)

Sergey Loznitsa è uno degli interpreti più apprezzati del cinema post-sovietico di questo decennio. Nato nel 1954 in quella che oggi è la Bielorussia, cresciuto in Ucraina e formatosi artisticamente a Mosca, il regista ha mosso i primi passi con una lunga serie di documentari per poi esordire a Cannes con “My Joy”, opera che non avrebbe per nulla sfigurato nel nostro articolo di Continua a leggere

The Tribe

tribedi Myroslav Slaboshpytskyi (Ucraina, 2014)

L’avviso all’inizio del film è eloquente: non ci saranno sottotitoli di nessun tipo per aiutarci a capire la lingua dei segni, una scelta del regista che si rivela vincente perché solo in questo modo siamo catapultati nel silenzio assordante dell’opera, la quale attraverso le azioni e i movimenti dei protagonisti riesce a svelare tutto ciò che si nasconde dietro il loro continuo gesticolare Continua a leggere

Depressione ed esistenzialismo in dodici film del nuovo millennio ambientati nell’Europa dell’est

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Quella sporca dozzina. Anzi, quella deprimente dozzina. Dodici film del nuovo millennio selezionati per raccontare il disagio della realtà sovietica o post-sovietica attraverso varie sfumature. Cinema drammatico o cinema d’autore dalle tinte forti e controverse, disturbante quanto basta per farci entrare in una spirale dalle quale è difficile uscirne fuori.
In appendice troviamo anche due opere realizzate da registi occidentali ma ambientate in parte o del tutto nei paesi dell’ex blocco comunista, nuove sfaccettature che si incastrano perfettamente nel piccolo puzzle che abbiamo voluto ricostruire. È doveroso Continua a leggere