Tirannosauro

di Paddy Considine (Gran Bretagna, 2011)

“Tirannosauro” (“Tyrannosaur”) è un dramma dall’impronta british più profonda che mai. Qui infatti possiamo toccare con mano il grigio realismo della periferia, un’atmosfera plumbea dove ci sente da soli anche dentro un pub. Paddy Considine (attore molto apprezzato da quelle parti) dirige il suo primo lungometraggio senza mai perdere di vista Continua a leggere

A Spell To Ward Off The Darkness

di Ben Rivers e Ben Russell (Francia/Estonia/Germania, 2013)

Il cinema sperimentale può concedersi qualsiasi libertà, pur rischiando di risultare criptico o peggio ancora pretestuoso. L’importante è trovare la chiave universale capace di aprire ogni serratura, quella scintilla per mezzo della quale ogni ombra può diventare luce: un incantesimo per scacciare l’oscurità, come ci suggerisce il titolo del film Continua a leggere

Noisy Requiem

di Yoshihiko Matsui (Giappone, 1988)

Cresciuto sotto l’influenza costante del cinema di Shûji Terayama, Yoshihiko Matsui ha fatto ben poco rispetto alle sue potenzialità, praticamente quattro pellicole girate nell’arco di oltre trent’anni. La più celebre di queste è “Noisy Requiem”, un incredibile (oltre che estenuante) viaggio di due ore e mezza nei bassifondi di Osaka, città portuale tra le più importanti Continua a leggere

Su Su Per La Seconda Volta Vergine

di Kôji Wakamatsu (Giappone, 1969)

Kôji Wakamatsu rimane ancora oggi un esempio unico all’interno di quel grande contenitore di avanguardia e di sperimentazione che ha segnato in maniera indelebile il cinema giapponese degli anni sessanta e settanta. Nagisa Ōshima aveva definito il suo stile come un’esperienza che non ha equivalenti, non a caso le riflessioni autodistruttive presenti nelle Continua a leggere

Fuoco Fatuo

di Louis Malle (Francia, 1963)

Nel 1931 esce la prima edizione di “Fuoco Fatuo” (“Le Feu Follet”), un romanzo breve di Pierre Drieu La Rochelle ispirato al suicidio del suo amico scrittore Jacques Rigaut, avvenuto poco tempo addietro. Lo stesso autore del libro si toglierà la vita nel 1945. Sono almeno due le pellicole basate su queste pagine: la prima è un film omonimo diretto da Louis Malle Continua a leggere

Shame

di Steve McQueen (Gran Bretagna/Canada/Stati Uniti, 2011

Il sodalizio tra il regista londinese Steve McQueen e l’attore irlandese (ma di origini tedesche) Michael Fassbender ha dato ottimi risultati, considerando una tripletta di tutto rispetto cominciata nel 2008 con “Hunger”, proseguita nel 2011 con “Shame” e culminata infine con il successo di “12 Anni Schiavo” (2013), film quest’ultimo aggiudicatosi tre premi Continua a leggere

Funny Face

di Tim Sutton (Stati Uniti, 2020)

Dopo la virata on the road di “Donnybrook” (2018), Tim Sutton ci conduce dalla campagna alla metropoli, ridisegnando ancora una volta la geografia del (suo) cinema. “Funny Face”, già passato sugli schermi di Berlino, è appena approdato alla trentottesima edizione del Torino Film Festival, un’occasione ghiotta per vedere in anteprima la sua pellicola Continua a leggere

Nói Albinói

di Dagur Kári (Islanda, 2003)

C’è poco da stare allegri con “Nói Albinói”, produzione islandese del 2003 che lascia davvero poco spazio alla speranza. La location isolata (un piccolo paese sulla costa nord-occidentale dell’isola) parla da sola, perché trascorrere gran parte della propria esistenza circondati da cumuli di neve non deve essere affatto semplice. Poi c’è il diciassettenne Nói Continua a leggere

Storozh

storozhdi Yuriy Bykov (Russia, 2019)

Abbiamo capito che Yuriy Bykov (classe 1981) è un regista che ama i posti decadenti o degradati: i suoi lavori ci hanno immerso prima in un fatiscente palazzone di periferia (recuperatevi l’eccelso “Durak”), poi dentro una fabbrica (“Zavod”) e infine nel cuore di un sanatorio abbandonato circondato dalla neve (“Storozh”). Perché la Russia raccontata da questo regista è un luogo in cui l’essere umano è Continua a leggere

Kid-Thing

kid-thingdi David Zellner (Stati Uniti, 2012)

“Kid-Thing” è una pellicola indipendente americana passata sugli schermi del Sundance Festival nell’ormai lontano 2012. Novanta minuti scarsi capaci di offrire allo spettatore delle sensazioni alquanto stranianti, vissute attraverso gli occhi di una bambina di dieci anni.
Il regista David Zellner ci porta a spasso tra le campagne non lontane da Austin (Texas), dove la Continua a leggere