Victoria

di Sebastian Schipper (Germania, 2015)

Quando un film è girato con un unico piano sequenza, c’è sempre un buon motivo per guardarlo. Al regista, agli attori ma soprattutto all’operatore (il cameraman norvegese Sturla Brandth Grøvlen è stato giustamente omaggiato durante i titoli di coda!) è infatti richiesto uno sforzo sovraumano, perché sbagliare significa dover fare tabula rasa per Continua a leggere

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Blind Spot

di Tuva Novotny (Norvegia, 2018)

Partendo da un titolo di grande rilevanza internazionale come “Arca Russa” (2002) di Aleksandr Sokurov, possiamo appurare che durante il nuovo secolo i film girati con un solo lunghissimo piano sequenza sono aumentati in maniera esponenziale (le tecniche di ripresa seguono di pari passo lo sviluppo della tecnologia video). Tra i lavori più intriganti e Continua a leggere

Utøya 22. Juli

utøya 22. julidi Erik Poppe (Norvegia, 2018)

La data del 22 luglio del 2011 è legata indissolubilmente a un doppio attentato terroristico che ha sconvolto la tranquilla Norvegia nel giro di un pomeriggio. Se nel quartiere governativo di Oslo un’autobomba fece una strage (con otto morti e oltre duecento feriti), poche ore dopo un militante di estrema destra (Anders Behring Breivik) si presentò in assetto da guerra sull’isolotto di Utøya per Continua a leggere

One Cut Of The Dead

zombie contro zombiedi Shin’ichirô Ueda (Giappone, 2018)

Anche se non c’è mai stato un grande feeling tra il cinema giapponese e gli zombi, succede che un regista esordiente di nome Shin’ichirô Ueda utilizzi queste creature per parlarci proprio di cinema e di come esso funzioni dietro le quinte. Un’esperienza spiazzante e allo stesso tempo illuminante, la quale annulla qualunque valenza socio-politica del morto vivente occidentale per ricollocarlo in una Continua a leggere

An Elephant Sitting Still

an elephant sitting stilldi Hu Bo (Cina, 2018)

Per alcuni registi il cinema è uno strumento per esorcizzare il proprio dolore, per altri invece diventa il canale unico per poterlo esprimere, urlandolo al mondo più forte possibile. Con “An Elephant Sitting Still” dobbiamo quindi partire dalla fine, il regista Hu Bo (neppure trentenne) si è infatti tolto la vita non appena terminato il montaggio, un epilogo straziante che riporta in mente un altro suicidio Continua a leggere

Japón

japondi Carlos Reygadas (Messico/Germania, 2002)

In attesa del suo nuovo lungometraggio (“Nuestro Tiempo”) in concorso a Venezia tra poche settimane, facciamo un grande passo indietro tornando al clamoroso debutto di Carlos Reygadas, “Japón”. Egli gira a soli trent’anni un film che potrebbe dirigere un navigato cineasta in preda ai rigurgiti esistenziali di fine carriera, eppure per il regista messicano questo lavoro rappresenta fin da Continua a leggere

Enter The Void

enterdi Gaspar Noé (Francia/Germania/Canada, 2009)

In un’epoca in cui il cinema ha (ri)scoperto le luci al neon, “Enter The Void” si colloca come una poderosa testimonianza di un’estetica ormai divenuta di taglio mainstream. Le insegne luminose a scopo pubblicitario si sono definitivamente incorporate con un linguaggio cinematografico aggressivo e diretto, volto a sollecitare continuamente lo sguardo dello spettatore. Così, tra Continua a leggere

Sieranevada

sieradi Cristi Puiu (Romania, 2016)

Due ore e cinquantatre minuti. Cristi Puiu sfiora il record del precedente “Aurora” (tre ore e un minuto) con il suo nuovo estenuante lungometraggio. Un ennesimo spaccato della società rumena raccontato attraverso un’inossidabile catena di piani sequenza, tra fitti dialoghi (anche improvvisati) e una storia che per il regista è solo una scusa per tessere questo Continua a leggere