Where The Dead Go To Die

di Jimmy ScreamerClauz (Stati Uniti, 2012)

Il cinema di animazione nasce per spingersi oltre i confini dell’immaginazione. Tuttavia, dietro ogni angolo può nascondersi sia un paradiso (per bambini) che un inferno (rigorosamente per adulti). Nel caso di “Where The Dead Go To Die”, ci riferiamo ovviamente alla seconda ipotesi: quello diretto da Jimmy ScreamerClauz (newyorkese classe 1983) non è Continua a leggere

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Saint-Narcisse

di Bruce LaBruce (Canada, 2020)

Uno dei nomi più gettonati all’interno del circuito cinematografico LGBT è quello del canadese Bruce LaBruce, un artista a trecentosessanta gradi già noto durante gli anni ottanta per essere stato tra i promotori del movimento queercore (ovvero queer di ispirazione punk). Con alcune delle sue ultime pellicole, LaBruce sembra aver imboccato una Continua a leggere

Gimme Shelter

di Hisayasu Satô (Giappone, 1986)

Verso la metà degli anni ottanta, il cinema underground giapponese aggiorna automaticamente le sue tematiche, puntando i propri riflettori sul lato oscuro di una società sempre più tecnologica e protesa verso il futuro. Il benessere e lo sviluppo da un lato, la nevrosi e la frustrazione nel rovescio della medaglia, con la famiglia (disfunzionale) spesso al Continua a leggere

Titane

di Julia Ducournau (Francia/Belgio, 2021)

Questa volta Nanni Moretti non ha tutti i torti: dopo aver visto “Titane”, ci si sente davvero invecchiati. Lui ovviamente a Cannes si aspettava un risultato diverso, non che trionfasse un film malsano così agli antipodi rispetto alla sua sensibilità cinematografica. Noi invece, da sempre innamorati della tanto celebrata corrente estrema d’oltralpe, ci sentiamo Continua a leggere

The Painted Bird

di Václav Marhoul (Repubblica Ceca/Slovacchia/Ucraina, 2019)

Ci sono voluti oltre dieci anni per realizzare questo lungometraggio di ben due ore e quarantanove minuti, un ennesimo (straziante) manifesto del cinema di guerra proveniente dai paesi del blocco (oggi ex) sovietico. Una produzione sontuosa ispirata all’omonimo romanzo di Jerzy Kosinski e presentata a Venezia nel 2019, dove l’opera ha raccolto Continua a leggere

Purgatoryo

di Roderick Cabrido (Filippine, 2016)

L’obitorio come un purgatorio, perché in attesa del loro funerale (dunque la via per il paradiso) questi cadaveri finiscono lì dentro, stesi all’interno di una vasca o sopra un tavolo di acciaio. Un’atmosfera gelida, illuminata sporadicamente da luci fredde e bluastre. Se per i defunti questo luogo rappresenta soltanto un transito per chissà dove, per i vivi è un Continua a leggere

The Sinful Dwarf

di Vidal Raski (Danimarca, 1973) 

Ai fautori nonché ai cultori del cinema exploitation non è mai mancata la fantasia, ecco perché qualcuno (molto prima di noi) si è preso persino la briga di coniare il termine dwarfploitation per dare un significato ancora più specifico a questo tipo di pellicole. Quelle dove i protagonisti sono dei nani, meglio se infami. In realtà in “The Sinful Dwarf” Continua a leggere

La Madre Muerta

di Juanma Bajo Ulloa (Spagna, 1993)

Durante i primi anni novanta, in Spagna emerge una nuova generazione di registi indipendenti, alcuni poi diventati celebri su scala internazionale (pensiamo all’eclettica e brillante carriera di Álex De La Iglesia). Al contrario, Juanma Bajo Ulloa ha sparato le sue migliori cartucce soltanto all’inizio, dirigendo un paio di film drammatici veramente oscuri e Continua a leggere

Noisy Requiem

di Yoshihiko Matsui (Giappone, 1988)

Cresciuto sotto l’influenza costante del cinema di Shûji Terayama, Yoshihiko Matsui ha fatto ben poco rispetto alle sue potenzialità, praticamente quattro pellicole girate nell’arco di oltre trent’anni. La più celebre di queste è “Noisy Requiem”, un incredibile (oltre che estenuante) viaggio di due ore e mezza nei bassifondi di Osaka, città portuale tra le più importanti Continua a leggere

Orgies Of Edo

di Teruo Ishii (Giappone, 1969)

Una volta prodotto il controverso “Shogun’s Joy Of Torture” (1968), pellicola distribuita con grande successo anche in occidente, la Toei Company mandò nuovamente in orbita Teruo Ishii mettendolo nelle condizioni di realizzare una serie di opere tutte dello stesso tenore: ero guro è la parola chiave, tra torture, perversioni e una decadenza morale capace di oscillare Continua a leggere