Prisoners Of The Ghostland

di Sion Sono (Stati Uniti/Giappone, 2021)

Come per magia, il destino di Sion Sono (qui al suo primo lungometraggio in lingua inglese) ha incrociato quello di Nicolas Cage, la cui seconda vita nel cinema di genere si sta rivelando per certi versi sorprendente. A produrre troviamo la XYZ Films, giunta ormai alla sua quarta collaborazione con l’attore americano (dopo “Mom And Dad”, “Mandy” e Continua a leggere

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Killers

di Kimo Stamboel e Timo Tjahjanto (Indonesia/Giappone, 2014)

“Killers” è una pellicola che risale al 2014, quando i Mo Brothers (ovvero Kimo Stamboel e Timo Tjahjanto) erano ormai sulla bocca di tutti. Eppure ancora oggi questo lungometraggio sa tanto di occasione mancata, di una battuta parzialmente a vuoto all’interno di una filmografia nel complesso positiva, culminata nel 2018 con l’action estremo Continua a leggere

The Crazy Family

di Sogo Ishii (Giappone, 1984)

Nel lontano 1984, Sogo Ishii realizza uno dei suoi film più importanti, un’opera capace di traghettare la commedia nera verso territori assolutamente impensabili: la vita quotidiana di una famiglia medio-borghese giapponese qui viene infatti portata al culmine dell’esasperazione, attraverso un percorso tanto folle quanto grottesco da cui più tardi attingeranno Continua a leggere

Village Of Doom

di Noboru Tanaka (Giappone, 1983)

Nel lontano 1938, in un villaggio rurale vicino a Tsuyama (Giappone), un giovane uccise trenta persone (inclusa sua nonna) utilizzando un fucile, una katana e un’ascia, prima di togliersi la vita con un colpo al petto. Questa terribile vicenda rappresenta ancora oggi la più grande strage compiuta da un singolo uomo in terra nipponica: Tsuyama Jiken Continua a leggere

A Slit-Mouthed Woman

di Kôji Shiraishi (Giappone, 2007)

“Kuchisake-Onna” è il titolo originale di un horror che ripesca una figura tipica del folklore giapponese (Kuchisake-Onna significa per l’appunto donna dalla bocca spaccata). Il regista Kôji Shiraishi si è tuttavia soffermato su un aspetto più moderno legato a questo personaggio, riportando alla luce una leggenda metropolitana non troppo distante nel tempo, nella Continua a leggere

Noisy Requiem

di Yoshihiko Matsui (Giappone, 1988)

Cresciuto sotto l’influenza costante del cinema di Shûji Terayama, Yoshihiko Matsui ha fatto ben poco rispetto alle sue potenzialità, praticamente quattro pellicole girate nell’arco di oltre trent’anni. La più celebre di queste è “Noisy Requiem”, un incredibile (oltre che estenuante) viaggio di due ore e mezza nei bassifondi di Osaka, città portuale tra le più importanti Continua a leggere

Su Su Per La Seconda Volta Vergine

di Kôji Wakamatsu (Giappone, 1969)

Kôji Wakamatsu rimane ancora oggi un esempio unico all’interno di quel grande contenitore di avanguardia e di sperimentazione che ha segnato in maniera indelebile il cinema giapponese degli anni sessanta e settanta. Nagisa Ōshima aveva definito il suo stile come un’esperienza che non ha equivalenti, non a caso le riflessioni autodistruttive presenti nelle Continua a leggere

Yakuza’s Law

di Teruo Ishii (Giappone, 1969)

Che i mafia movies possano essere ultraviolenti non è affatto una novità, nessuno però si sarebbe potuto immaginare un film così estremo girato nel lontano 1969. A metterci la faccia è ovviamente Teruo Ishii, regista già noto in quel periodo per le sue pellicole appartenenti al filone ero guro (nel suo caso, torture a non finire condite da elementi sia Continua a leggere

Kichiku: Banquet Of The Beasts

di Kazuyoski Kumakiri (Giappone, 1997)

Kazuyoshi Kumakiri ha appena ventitré anni quando realizza con un budget esiguo la sua tesi universitaria, un film per certi versi sorprendente diventato nel giro di poco tempo un piccolo cult estremo del cinema nipponico. Un percorso simile a quello dell’italo-americano Buddy Giovinazzo, la cui tesi di laurea (dal titolo “American Nightmares”) fu distribuita Continua a leggere

Orgies Of Edo

di Teruo Ishii (Giappone, 1969)

Una volta prodotto il controverso “Shogun’s Joy Of Torture” (1968), pellicola distribuita con grande successo anche in occidente, la Toei Company mandò nuovamente in orbita Teruo Ishii mettendolo nelle condizioni di realizzare una serie di opere tutte dello stesso tenore: ero guro è la parola chiave, tra torture, perversioni e una decadenza morale capace di oscillare Continua a leggere