Essex Boys

di Terry Winsor (Gran Bretagna, 2000)

Il 6 dicembre del 1995, lungo un sentiero di campagna dell’Essex, alcuni corpi senza vita furono ritrovati a bordo di una Range Rover. Quei cadaveri appartenevano a tre spacciatori appena giustiziati a colpi di pistola, un episodio che scosse non poco l’opinione pubblica del paese. Ancora oggi, nel Regno Unito, ci si riferisce a queste vicende con l’appellativo Continua a leggere

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Night In Paradise

di Park Hoon-Jung (Corea del Sud, 2020)

Già passato in rassegna fuori concorso al Festival di Venezia 2020 (quello per pochi intimi), “Night In Paradise” ha finalmente raggiunto un pubblico più vasto grazie all’interesse di Netflix. Dietro la macchina da presa ritroviamo una nostra vecchia conoscenza, ovvero quel Park Hoon-Jung già sceneggiatore dello straripante “I Saw The Devil” (2010) ma poi Continua a leggere

Sonatine

sonatinedi Takeshi Kitano (Giappone, 1993)

Per una serie di motivi, nel 1993 si chiude la prima fase artistica di Takeshi Kitano. “Sonatine” (uno dei suoi film più amati e celebrati dal pubblico) lascia esplodere definitivamente la sua poetica cinematografica: questo percorso viene però ridimensionato e riformulato durante l’anno seguente, quando il regista rimane vittima di un grave incidente motociclistico che segna Continua a leggere

Il Lago Delle Oche Selvatiche

il lago delle oche selvatichedi Diao Yinan (Cina/Francia, 2019)

Erano trascorsi alcuni anni dall’ultimo film di Diao Yinan, regista appartenente alla cosiddetta sesta generazione di cineasti cinesi. Il precedente “Fuochi D’Artificio In Pieno Giorno” (meglio chiamarlo con il titolo internazionale “Black Coal, Thin Ice”), dopo aver sbancato il Festival di Berlino nel 2014, lo ricordiamo ancora oggi come un noir baciato da una splendida location nel nord della Cina, una pellicola Continua a leggere

Il Clan Dei Barker

il clan dei barkerdi Roger Corman (Stati Uniti, 1970)

Nel 1970 il poliedrico Roger Corman spiazza un po’ tutti con quello che si può definire un vero e proprio gangster movie, un film girato con un linguaggio cinematografico tutt’altro che banale e ben lontano dagli stereotipi del genere di riferimento. “Il Clan Dei Barker” (molto meglio il titolo originale “Bloody Mama”) riesce infatti a coniugare in maniera abbastanza riuscita violenza e goliardia, tematiche Continua a leggere

A History Of Violence

adi David Cronenberg (Stati Uniti, 2005)

Con “A History Of Violence” David Cronenberg apre un nuovo ciclo all’interno della sua cinematografia, staccandosi dal contorto incedere dei suoi lavori precedenti (lo stesso “Spider”, uscito nel 2002, si muove come un oggetto di transizione tra follia e ossessione). Qui inoltre il regista lascia correre a briglie sciolte una storia molto lineare, supportandola a dovere con una regia asciutta Continua a leggere

A Dirty Carnival

a dirtydi Yoo Ha (Corea del Sud, 2006)

Non sono molti i film coreani che riescono a trovare una capillare distribuzione italiana, “A Dirty Carnival” però, dopo la passerella al Far East Film Festival di Udine, è stato rilasciato in edizione home video nel 2013. Meglio tardi che mai.
Tra i tanti titoli orientali di taglio crime, questo di Yoo Ha dimostra di essere in grado di saper camminare con le proprie gambe, ricorrendo a Continua a leggere

Brother

brotherdi Aleksey Balabanov (Russia, 1997)

Aleksey Oktjabrinovič Balabanov si è spento nel 2013 a soli cinquantaquattro anni. Ci ha lasciati con una quindicina di titoli alle spalle, tra cui il virtuoso “Of Freaks And Men” (1998) e il devastante “Cargo 200” (2007), il suo lavoro più conosciuto in Italia. Ma il regista, almeno nei circuiti festivalieri, godeva già di una certa stima fin dai tempi di “Brother”, opera che ottenne Continua a leggere

The Yellow Sea

the-yellow-seadi Na Hong-Jin (Corea del Sud, 2010)

“The Yellow Sea” (2010) si colloca praticamente a metà strada tra il riuscito thriller “The Chaser” (2008) e il recente eclettico “The Wailing” (2016), in tutto tre ottimi film per un regista che giustamente bada più alla qualità che alla quantità. Na Hong-Jin (classe 1974) ama le esplosioni di violenza, ma come nella migliore tradizione coreana contemporanea, è anche un raffinato Continua a leggere