This Transient Life

di Akio Jissôji (Giappone, 1970)

Akio Jissôji (1937-2006) è stato un regista giapponese che ha attraverso diverse fasi cinematografiche: noi ce lo ricordiamo sia per i primi lungometraggi (la cosiddetta trilogia buddista, composta da “This Transient Life”, “Mandara” e “Poem”) che per il segmento presente nell’horror estremo “Rampo Noir” (2005), senza dimenticare l’importante Continua a leggere

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Sette Femmine Per Un Sadico

di Michel Lemoine (Francia, 1976)

Il titolo originale di questo lungometraggio è “Les Week-Ends Maléfiques Du Comte Zaroff”, ovvero un riferimento esplicito a “The Most Dangerous Game” del 1932 (film in cui il protagonista in negativo era proprio un tale Conte Zaroff). Nel caso di “Sette Femmine Per Un Sadico”, a entrare in gioco è invece suo figlio, un uomo plagiato dal suo Continua a leggere

Irezumi

di Yasuzô Masumura (Giappone, 1966)

In giapponese, irezumi significa letteralmente inserire inchiostro nero. È il tatuaggio per eccellenza del Sol Levante (artisticamente parlando, è caratterizzato da colori molto accesi e da ampi disegni), un segno distintivo spesso utilizzato dagli appartenenti alla Yakuza (la famigerata mafia nipponica). Nel 1966, un talentuoso regista del calibro Continua a leggere

A Mia Sorella!

di Catherine Breillat (Francia/Italia, 2001)

Non esistono vie di mezzo: il cinema di Catherine Breillat è da prendere o da lasciare. Qualcuno non riesce proprio a tollerare il suo sguardo duro e sincero sulla sessualità, come se fosse un peccato mortale affrontare queste tematiche senza alcun pregiudizio o in totale disinvoltura. Non a caso, due anni prima di realizzare “A Mia Sorella!”, la regista francese Continua a leggere

Blue Jeans

di Mario Imperoli (Italia, 1975)

Tra i volti (e non solo…) più ammirati durante la stagione della commedia sexy all’italiana, è impossibile non citare quello di Gloria Guida (classe 1955), salita alla ribalta fin da giovanissima prima come cantante e poi come attrice. Viene lanciata nel mondo del cinema da Mario Imperoli con l’acerbo “La Ragazzina” (1974), un’esperienza poi ripetuta nel giro di pochi Continua a leggere

La Rosa Di Ferro

la rosa di ferrodi Jean Rollin (Francia, 1973)

“La Rosa Di Ferro” (“La Rose De Fer”) rappresenta un vertice cinematografico per Jean Rollin (1938-2010), nonostante il regista francese sia sempre stato accostato a quella corrente fantastica di taglio vampiresco legata ad antichi castelli e provocanti femmes fatales. Qui la sostanza non è poi così differente, ma la storia si muove all’interno di un contesto diverso, un cimitero dove una coppia di Continua a leggere

Il Giardino Di Cemento

il giardino di cementodi Andrew Birkin (UK/Francia/Germania, 1993)

“Il Giardino Di Cemento” (“The Cement Garden”) è uno splendido coming of age mai troppo celebrato in tempi recenti, sicuramente a causa dei suoi temi scabrosi. Eppure si tratta di una delle migliori pellicole britanniche dei primi anni novanta (Orso d’Argento a Berlino nel 1993), un dramma tanto delicato quanto crudele, di quelli che non si dimenticano (esattamente come l’omonimo libro di Continua a leggere

A Brutal Game

abtdi Jean-Claude Brisseau (Francia, 1983)

Chissà se la recente scomparsa di Jean-Claude Brisseau (1944-2019) possa ridestare un minimo di interesse attorno alla sua carriera, da sempre ingiustamente sottovalutata almeno al di fuori dei confini francesi. Un cinema tormentato, fortemente drammatico e ricco di pulsioni quasi impenetrabili, nel quale l’erotismo gioca un ruolo a dir poco fondamentale. Potevamo dedicare questa breve Continua a leggere

The Housemaid

the housemaiddi Im Sang-Soo (Corea del Sud, 2010)

Quella di Im Sang-Soo è stata una scelta piuttosto coraggiosa, poiché “The Housemaid” non è un remake come tanti altri. Risale infatti al 1960 l’omonimo film (il titolo originale è “Hanyo”) di Kim Ki-Young, considerato a ragione uno dei grandi classici di sempre del cinema coreano. Dopo la bellezza di cinquant’anni, Im Sang-Soo poteva fare solo di peggio ma in qualche modo il suo “The Continua a leggere

Il Quarto Uomo

il quarto uomodi Paul Verhoeven (Olanda, 1983)

Tre anni dopo il controverso “Spetters” (1980), Paul Verhoeven chiude il suo ciclo olandese con un altro lungometraggio molto discusso a causa dei suoi contenuti ambigui e pruriginosi. Il regista mantiene inalterata la sua impronta stilistica ma cambia completamente tipologia di film, staccandosi dal dramma di provincia del suo lavoro precedente per approdare al thriller vero e proprio. Un’opera intrisa Continua a leggere