Vinterbrødre

di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca, 2017)

Non è la prima volta che il cinema islandese ci parla di disadattati: era già accaduto con alcuni film diretti da Dagur Kári, dall’ottimo “Nói Albinói” (2003) fino al più recente “Virgin Mountain” (2015), anche se gli esempi non si fermano affatto qui. Oggi invece è il turno di Hlynur Pálmason (regista e sceneggiatore), il cui primo lungometraggio nasce in Continua a leggere

My Heart Can’t Beat Unless You Tell It To

di Jonathan Cuartas (Stati Uniti, 2020)

Scavando a fondo nei meandri del labirintico cinema indipendente americano, è difficile rimanere delusi. Nel caso di “My Heart Can’t Beat Unless You Tell It To”, primo lungometraggio diretto da Jonathan Cuartas, c’è anche la possibilità di restare sorpresi, considerando che questo horror attualizza a dovere la tematica del vampirismo facendola collimare Continua a leggere

The Pit

di Lew Lehman (Canada, 1981)

All’inizio degli anni ottanta non tutti i registi erano impegnati nel giro slasher. Lew Lehman fu uno di questi, anche se “The Pit” (produzione canadese ma riprese effettuate in Wisconsin) rimase il suo primo e ultimo lavoro dietro la mdp. Si tratta di un horror (dai contorni drammatici) piuttosto curioso per l’epoca, un’opera dove il disagio di un ragazzino Continua a leggere

Village Of Doom

di Noboru Tanaka (Giappone, 1983)

Nel lontano 1938, in un villaggio rurale vicino a Tsuyama (Giappone), un giovane uccise trenta persone (inclusa sua nonna) utilizzando un fucile, una katana e un’ascia, prima di togliersi la vita con un colpo al petto. Questa terribile vicenda rappresenta ancora oggi la più grande strage compiuta da un singolo uomo in terra nipponica: Tsuyama Jiken Continua a leggere

Something Better To Come

di Hanna Polak (Danimarca/Polonia, 2014)

Hanna Polak i reietti li conosce bene. Se infatti nel 2005 il suo potente mediometraggio “The Children Of Leningradsky” fu candidato agli Oscar nella categoria dei documentari, è con questo “Something Better To Come” che per lei è arrivata la definitiva consacrazione su scala internazionale (con numerosi premi ricevuti in giro per il mondo). Questo lavoro Continua a leggere

Funny Face

di Tim Sutton (Stati Uniti, 2020)

Dopo la virata on the road di “Donnybrook” (2018), Tim Sutton ci conduce dalla campagna alla metropoli, ridisegnando ancora una volta la geografia del (suo) cinema. “Funny Face”, già passato sugli schermi di Berlino, è appena approdato alla trentottesima edizione del Torino Film Festival, un’occasione ghiotta per vedere in anteprima la sua pellicola Continua a leggere

Joker

jokerdi Todd Phillips (Stati Uniti/Canada, 2019)

Sgombriamo il tavolo da ogni dubbio, “Joker” prima di essere qualunque altra cosa, è uno strepitoso dramma sull’emarginazione. Un titolo che ovviamente ci riporta all’omonimo personaggio dei fumetti DC Comics, una versione inedita sulle origini di questo celebre psicopatico che però non va mai oltre il concetto di base. Ci troviamo a Gotham City ma di fatto questa cupa metropoli è New York Continua a leggere

Mug

mugdi Małgorzata Szumowska (Polonia, 2018)

Da anni Małgorzata Szumowska è una delle registe più quotate in Polonia, non a caso questo suo ultimo lavoro (“Twarz” nel titolo originale) si è aggiudicato l’Orso d’Argento all’ultimo Festival di Berlino. Un’opera interessante ma a nostro avviso incompiuta, eccessivamente in bilico tra cinema drammatico e commedia nera, un’indecisione che evita ogni tipo di affondo limitando sia l’aspetto Continua a leggere