Executions

di David Herman e David Monaghan (Gran Bretagna, 1995) 

This film is a legacy of those executed. Images of their death are used to educate the living”. È molto serio questo documentario realizzato nel 1995 da David Herman e David Monaghan (in compagnia di Arum Kumar), un lavoro che prende decisamente le distanze sia dai famigerati mondo movie di italica provenienza che da certa spazzatura estrema Continua a leggere

Pubblicità

One Child Nation

di Nanfu Wang e Jialing Zhang (Stati Uniti, 2019)

Dal 1979 al 2015 la Cina ha adottato la politica del figlio unico, un’imposizione nei confronti dei cittadini ritenuta fondamentale per porre uno stop all’enorme incremento demografico del paese. In questo caso non ci interessa discutere sull’effettiva utilità o meno del controllo delle nascite (un discorso che si potrebbe allargare all’intero pianeta, sempre Continua a leggere

The House Is Black

di Farugh Farrokhzad (Iran, 1963)

A volte basta soltanto un’opera per lasciare il segno. “The House Is Black” (“La Casa è Nera”) è infatti l’unico lavoro diretto da Farugh Farrokhzad, celebre poetessa persiana purtroppo scomparsa prematuramente nel 1967 a causa di un incidente stradale. Questo cortometraggio non solo pone le basi per lo sviluppo della new wave iraniana, ma ci sbatte Continua a leggere

King Leopold’s Ghost

di Pippa Scott e Oreet Rees (Stati Uniti, 2006)

Questo documentario prende ispirazione dall’omonimo best-seller di Adam Hochschild, un libro che esplora lo sfruttamento del Congo da parte di Re Leopoldo II del Belgio tra il 1885 e il 1908, una storia di soprusi e di atrocità che ha segnato per sempre le sorti di questa nazione, ancora oggi uno degli stati più poveri del mondo nonostante le Continua a leggere

A Spell To Ward Off The Darkness

di Ben Rivers e Ben Russell (Francia/Estonia/Germania, 2013)

Il cinema sperimentale può concedersi qualsiasi libertà, pur rischiando di risultare criptico o peggio ancora pretestuoso. L’importante è trovare la chiave universale capace di aprire ogni serratura, quella scintilla per mezzo della quale ogni ombra può diventare luce: un incantesimo per scacciare l’oscurità, come ci suggerisce il titolo del film Continua a leggere

Something Better To Come

di Hanna Polak (Danimarca/Polonia, 2014)

Hanna Polak i reietti li conosce bene. Se infatti nel 2005 il suo potente mediometraggio “The Children Of Leningradsky” fu candidato agli Oscar nella categoria dei documentari, è con questo “Something Better To Come” che per lei è arrivata la definitiva consacrazione su scala internazionale (con numerosi premi ricevuti in giro per il mondo). Questo lavoro Continua a leggere

The Pruitt-Igoe Myth

di Chad Freidrichs (Stati Uniti, 2011)

That’s why they call it the american dream, because you have to be asleep to believe it”. Quanta verità in questa frase di George Carlin, un personaggio che l’America l’aveva capita fin troppo bene. L’articolo di oggi lo apriamo proprio così, facendo anche un bel respiro profondo prima di immergerci dentro uno dei più fallimentari sogni americani di sempre Continua a leggere

Acasă, My Home

di Radu Ciorniciuc (Romania/Germania, 2020)

Questi giorni ci siamo tuffati a capofitto nella trentaduesima edizione del Trieste Film Festival, una prestigiosa e longeva rassegna con lo sguardo rivolto a est, verso quel cinema non sempre pubblicizzato a dovere dalle nostre parti: lungometraggi, corti e documentari provenienti dunque dai paesi balcanici, dagli stati del blocco ex sovietico e non Continua a leggere

Comizi D’Amore

di Pier Paolo Pasolini (Italia, 1964)

Durante il 1963, Pier Paolo Pasolini si mette in viaggio insieme al produttore Alfredo Bini per trovare luoghi e volti adatti in vista del suo nuovo film “Il Vangelo Secondo Matteo” (1964). Questa riscoperta socio-antropologica dell’Italia gli permette di indagare sugli eventuali progressi dei suoi concittadini in fatto di morale, di libertà sessuale e Continua a leggere

Almost Holy

di Steve Hoover (Ucraina/Stati Uniti, 2015)

Mariupol’ è un’importante città portuale dell’Ucraina sudorientale, segnata purtroppo dal solito grigiore dei palazzoni di periferia e dall’immancabile fumo delle fabbriche che si innalza sullo sfondo. Qui molti ragazzini orfani vivono alla giornata per le strade, come se un filo diretto legasse questi disperati con i besprizornye della Russia post-rivoluzionaria Continua a leggere