Linkeroever

di Pieter Van Hees (Belgio, 2008)

Linkeroever è il nome del quartiere di Anversa (ubicato sulla riva sinistra del fiume Schelda) che ha ispirato il regista Pieter Van Hees per questo primo capitolo di una trilogia da lui chiamata anatomy of love and pain (i due lungometraggi che chiudono il cerchio sono “Dirty Mind” e “Waste Land”). Il film non solo è un thriller dai risvolti esoterici sulla scia Continua a leggere

Pubblicità

Animals

di Nabil Ben Yadir (Belgio, 2021)

“Animals” prende spunto da un tragico episodio di cronaca nera che nel 2012 sconvolse un intero paese, il Belgio. Dopo due settimane di ricerche, il corpo del trentaduenne Ihsane Jarfi fu ritrovato senza vita nei pressi di Liegi: l’uomo era stato martoriato da quattro balordi conosciuti per caso in città, tre dei quali furono poi condannati all’ergastolo. Sul cadavere Continua a leggere

Inexorable

di Fabrice Du Welz (Belgio/Francia, 2021)

La trama di “Inexorable” assomiglia a quella di tanti film già visti in passato: una famiglia borghese (con le sue problematiche) e un terzo incomodo che penetra sinuosamente all’interno di questo nucleo, ribaltando o persino devastando ogni tipo di rapporto. Per l’occasione, Fabrice Du Welz si è voluto confrontare con un approccio cinematografico Continua a leggere

King Leopold’s Ghost

di Pippa Scott e Oreet Rees (Stati Uniti, 2006)

Questo documentario prende ispirazione dall’omonimo best-seller di Adam Hochschild, un libro che esplora lo sfruttamento del Congo da parte di Re Leopoldo II del Belgio tra il 1885 e il 1908, una storia di soprusi e di atrocità che ha segnato per sempre le sorti di questa nazione, ancora oggi uno degli stati più poveri del mondo nonostante le Continua a leggere

Adoration

di Fabrice Du Welz (Belgio/Francia, 2019)

Reduce da un paio di esperienze commerciali alquanto trascurabili, il belga Fabrice Du Welz è rientrato finalmente nella sua comfort zone, riprendendo le redini di quel discorso che tanti anni fa lo aveva portato alla ribalta internazionale (“Calvaire” resta un titolo di punta della grande stagione horror franco-belga di inizio secolo). Un successo bissato più Continua a leggere

Il Cameraman E L’Assassino

di Rémy Belvaux, André Bonzel e Benoît Poelvoorde (Belgio, 1992) 

“Il Cameraman e L’Assassino” è il titolo didascalico con cui in Italia conosciamo questo “C’Est Arrivé Près De Chez Vous”, un geniale mockumentary belga la cui denominazione internazionale è “Man Bites Dog”. Premiato nel 1992 a Sitges e in altre rassegne non meno importanti, questo lungometraggio è stato diretto da ben tre registi: di Continua a leggere

Hunted

di Vincent Paronnaud (Belgio/Francia/Irlanda, 2020)

Dopo essersi confrontato essenzialmente con il cinema di animazione, per il francese Vincent Paronnaud è scoccata l’ora del thriller truculento, un film che già dal titolo non lascia presagire nulla di buono: “Hunted” forse suona fin troppo banale, ma alla resa dei conti è meglio di “Cosmogonie”, ovvero la fantasiosa denominazione originaria di questa pellicola Continua a leggere

Wij

wijdi Rene Eller (Olanda/Belgio, 2018)

All’interno di quel cinema legato a doppio filo con il disagio delle nuove generazioni, “Wij” è un film che irrompe a gamba tesa, un’opera persino capace in alcuni passaggi di alzare verso l’alto l’asticella del politicamente scorretto. Se ad esempio le vecchie pellicole di Larry Clark ci catapultavano nei sobborghi americani per sbatterci in faccia la grigia quotidianità di tanti adolescenti piuttosto Continua a leggere

A Good Woman Is Hard To Find

a good woman is hard to finddi Abner Pastoll (Gran Bretagna/Belgio, 2019)

Abner Pastoll è un regista britannico nato in Sud Africa nel 1982, qui al suo terzo lungometraggio. “A Good Woman Is Hard To Find” è una produzione tra Regno Unito e Belgio che prova a rinverdire i fasti del revenge thriller, un genere che necessita di una sceneggiatura perfetta per poter rendere al massimo. In questo caso lo script di Ronan Blaney – pur con qualche falla – fa il suo sporco dovere Continua a leggere

La Meute

19505445di Franck Richard (Francia/Belgio, 2010)

Franck Richard, a differenza di altri suoi colleghi transalpini, si è fermato qui. Se i vari Xavier Gens, Alexandre Aja, Pascal Laugier o la coppia Bustillo-Maury hanno trovato la loro strada sia in patria che al di fuori dei confini francesi, Richard non si è giocato bene le sue carte, scrivendo e dirigendo un film tutto sommato interessante ma purtroppo confuso e derivativo. Eppure “La Meute” (che nel Continua a leggere