Jack Be Nimble

di Garth Maxwell (Nuova Zelanda, 1993)

All’inizio degli anni novanta, il cinema horror stava attraversando uno dei suoi momenti meno brillanti (se escludiamo ovviamente alcune ottime eccezioni a livello underground). Per trovare qualche bella chicca, bastava dunque addentrarsi in profondità, magari in Germania (il cinema estremo di Jörg Buttgereit) oppure nella lontana periferia neozelandese Continua a leggere

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Die Tödliche Maria

di Tom Tykwer (Germania, 1993)

Scavando a ritroso nella carriera di Tom Tykwer, è possibile imbattersi in un lungometraggio davvero cupo e claustrofobico, “Die Tödliche Maria” (“Deadly Maria” per gli anglofoni). È il 1993 e il regista tedesco si muove nei più lugubri territori underground, in attesa di fare il grande salto prima con “Lola Corre” (1998) e successivamente con una serie di titoli Continua a leggere

Blue

di Derek Jarman (Gran Bretagna/Giappone, 1993)

Che bisogno c’è di tante notizie dall’estero, quando tutto ciò che riguarda la vita e la morte viene trattato e agisce dentro di me?”. Questa è una delle prime considerazioni presenti in “Blue”, l’ultimo film scritto e diretto da Derek Jarman: egli all’epoca, già gravemente ammalato per una serie di complicazioni dovute al virus dell’HIV, si Continua a leggere

Ticks

di Tony Randel (Stati Uniti, 1993)

Se di “Ticks – Larve Di Sangue” si parla sempre poco, il motivo è semplice: si tratta di un film uscito nel 1993, non durante gli anni ottanta, dunque in un periodo in cui molti horror sembravano arrivati fuori tempo massimo (soprattutto se ci riferiamo a un b-movie come questo). Eppure in “Ticks” nulla è lasciato al caso, considerando che dietro la macchina da Continua a leggere

La Madre Muerta

di Juanma Bajo Ulloa (Spagna, 1993)

Durante i primi anni novanta, in Spagna emerge una nuova generazione di registi indipendenti, alcuni poi diventati celebri su scala internazionale (pensiamo all’eclettica e brillante carriera di Álex De La Iglesia). Al contrario, Juanma Bajo Ulloa ha sparato le sue migliori cartucce soltanto all’inizio, dirigendo un paio di film drammatici veramente oscuri e Continua a leggere

Sonatine

sonatinedi Takeshi Kitano (Giappone, 1993)

Per una serie di motivi, nel 1993 si chiude la prima fase artistica di Takeshi Kitano. “Sonatine” (uno dei suoi film più amati e celebrati dal pubblico) lascia esplodere definitivamente la sua poetica cinematografica: questo percorso viene però ridimensionato e riformulato durante l’anno seguente, quando il regista rimane vittima di un grave incidente motociclistico che segna Continua a leggere

Clean, Shaven

clean, shavendi Lodge Kerrigan (Stati Uniti, 1993)

Quello di Lodge Kerrigan è un debutto tra i più coraggiosi visti durante l’ultima decade dello scorso secolo. “Ho cercato di esaminare la realtà soggettiva di qualcuno che ha sofferto di schizofrenia, per provare a mettere il pubblico nella posizione di percepirne i sintomi come io immagino che siano: allucinazioni uditive, paranoia crescente, sentimenti dissociativi, ansiaContinua a leggere

Il Giardino Di Cemento

il giardino di cementodi Andrew Birkin (UK/Francia/Germania, 1993)

“Il Giardino Di Cemento” (“The Cement Garden”) è uno splendido coming of age mai troppo celebrato in tempi recenti, sicuramente a causa dei suoi temi scabrosi. Eppure si tratta di una delle migliori pellicole britanniche dei primi anni novanta (Orso d’Argento a Berlino nel 1993), un dramma tanto delicato quanto crudele, di quelli che non si dimenticano (esattamente come l’omonimo libro di Continua a leggere

A Night In Nude

a night-in-nudedi Takashi Ishii (Giappone, 1993)

Già autore di manga e sceneggiatore per la Nikkatsu (per il ciclo pinku eiga “Angel Guts”), Takashi Ishii debutta dietro la telecamera soltanto nel 1988 con “Angel Guts: Red Vertigo”, il primo di una ventina di film finora diretti da questo anziano cineasta classe 1946. Ma se proprio vogliamo rintracciare il suo periodo più prolifico e apprezzato, non possiamo che citare alcuni suoi Continua a leggere

Dark Waters

dark watersdi Mariano Baino (Russia/Italia/UK, 1993)

Nel 1993, quando in Italia nessun produttore investiva più nel cinema horror, l’unica soluzione era quella di emigrare oltreconfine. Mariano Baino, un regista napoletano all’epoca poco più che venticinquenne (ma già stanziato in Inghilterra da qualche anno), trovò le persone capaci di credere in lui, ma dovette spingersi nell’ormai disciolta Unione Sovietica, lavorando con attori del posto e Continua a leggere