Knife + Heart

di Yann Gonzalez (Francia/Messico/Svizzera, 2018)

“Knife + Heart” (il titolo originale è “Un Couteau Dans Le Cœur”) è un’opera che oscilla di continuo tra passato e presente: nel primo caso, oltre al periodo in cui è ambientata (il 1979), nella pellicola possiamo ritrovare molti elementi tipici del thriller-giallo di vecchia data, con riferimenti che passano dal cinema di Dario Argento e da quello di Brian De Palma. Tuttavia, tali suggestioni vengono inserite all’interno di un approccio estetico decisamente al passo con i tempi (alcune intuizioni registiche di Yann Gonzalez si possono accostare alle cose più recenti di Nicolas Winding Refn o di Leos Carax).
Il lungometraggio ruota attorno alla figura di Anne (una non più giovane Vanessa Paradis), produttrice nonché regista di film pornografici di taglio gay. La donna – nel frattempo scaricata dalla sua compagna Loïs (Kate Moran) – decide di girare qualcosa di veramente importante, in modo tale da poter riconquistare la sua amata: aiutata così dall’esuberante Archibald, la protagonista (la cui vita è segnata dall’alcolismo) intraprende un percorso realmente ambizioso, nonostante debba fare i conti con un misterioso assassino che ha preso di mira alcuni dei suoi attori.
Fin dalle prime immagini, è possibile entrare a fondo nelle affascinanti atmosfere di cui è pregna la pellicola: nella scena della discoteca frequentata dagli omosessuali (una sequenza a cui segue un ferale omicidio), Yann Gonzalez sembra addirittura ispirarsi all’indimenticato “Cruising” (1980) con Al Pacino, perché in effetti non potrebbe esserci un punto di partenza migliore per affrontare una tematica simile. Peccato che sia tutto un fuoco di paglia, visto che il film non mantiene ciò che promette, specialmente nella sua evoluzione puramente thriller (la sceneggiatura è un lato debole su cui è impossibile chiudere un occhio). Inoltre, quando il regista spinge sull’aspetto melodrammatico, è facile notare la presenza di alcuni dialoghi abbastanza stucchevoli, in cui sovente si scivola nel trash (la Paradis è brava, ma il suo personaggio viene in parte rovinato da queste scelte).
Sul fronte positivo, c’è da dire che la ricostruzione dei set dove vengono girati i pornazzi è persino divertente, così come è importante sottolineare l’ottimo score musicale curato dai francesi M83 (Anthony Gonzalez, uno dei fondatori del gruppo, è il fratello di Yann!), prerogative che si affiancano alla bellezza dei cromatismi e ai tanti rimandi legati al cinema giallo degli anni settanta. Al regista, però, manca quella follia che ha reso celebri alcune opere della coppia Cattet-Forzani (pensiamo ad “Amer”), giusto per citare due cineasti francofoni anch’essi devoti alle morbose pellicole di matrice 70’s. Per farla breve, “Knife + Heart” è il classico prodotto accattivante per gli occhi ma inconsistente per la mente: un coltello che, a dispetto del titolo, non riesce mai a penetrare nel cuore.

(Paolo Chemnitz)

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