Green Street Hooligans

di Lexi Alexander (Gran Bretagna/Stati Uniti, 2005)

Facciamo un po’ di ordine: “Green Street Hooligans” è conosciuto in Italia come “Hooligans”, denominazione però identica a quella di un altro film britannico di dieci anni precedente (il notevole “I.D.” di Phil Davies, da noi intitolato proprio come sopra). Non ci resta, dunque, che mantenere quel “Green Street Hooligans” che fa riferimento alla strada lungo la quale un tempo sorgeva il vecchio Upton Park (l’ex stadio del West Ham United, oggi demolito).
La pellicola, diretta da Lexi Alexander, ha un piglio piuttosto commerciale anche per la presenza di un volto molto conosciuto, quello di Elijah Wood (è sempre complicato osservarlo sullo schermo senza pensare a Frodo!). Egli interpreta Matt Buckner, uno studente americano appena espulso dall’università di Havard: finito a Londra dalla sorella, il giovane entra immediatamente in contatto con Pete, cognato di lei nonché capo della firm locale (il teppistello lo porta con sé prima nel pub di ritrovo e poi allo stadio). Secondo voi come va a finire? Malissimo ovviamente, perché tra una trasferta, una rissa e l’ennesima birra, il West Ham viene sorteggiato in coppa contro i rivali di sempre, quelli del Milwall (“le firm del Milwall e del West Ham si odiano più di qualsiasi altra cosa, come gli israeliani e i palestinesi”).
“Green Street Hooligans” ha tre pregi: dei bravi interpreti (paradossalmente è proprio Wood il meno convincente), un montaggio instancabile (il film riesce a incollarci allo schermo) e una trama in cui i rapporti umani prevalgono sull’ipotetica abbuffata calcistica (soltanto in un’occasione il regista ci porta all’interno di uno stadio). Questo incrocio pericoloso tra i vari personaggi si rivela interessante oltre che sorprendente, proprio perché esula in parte dal tema centrale del film (gli hooligans e le loro scorribande). Non a caso, quando l’azione si fa dura, l’opera perde la sua credibilità, penalizzata da uno script a tratti improbabile (l’assalto alla stazione di Manchester è ridicolo così come il cambiamento repentino di Matt, trasformatosi dalla mattina alla sera in picchiatore seriale).
Tuttavia, la violenza è mostrata senza alcuna censura e il sangue cola senza sosta sul volto dei protagonisti, uomini pronti a qualunque cosa pur di difendere i loro colori e il loro territorio. In definitiva, anche se nel genere di riferimento si è visto di meglio (lo stesso “Hooligans” del 1995), la pellicola di Lexi Alexander ha dalla sua un buon ritmo e qualche piacevole digressione extracalcistica: se l’argomento vi stuzzica, dategli una possibilità, non vi annoierete.

(Paolo Chemnitz)

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