
di Michelle Garza Cervera (Messico, 2022)
Il titolo del film si riferisce a una vecchia storia messicana incentrata su una presenza femminile intenta a raccogliere ossa nel deserto, assemblandole fino a comporre un intero scheletro. Se dunque, da quelle parti, il legame tra macabro folklore e cinema horror si rinnova ancora una volta, c’è da dire che “Huesera” è un dramma che parla al mondo intero, perché tratta il delicato tema della maternità (in cabina di regia, non poteva che esserci una donna, qui al suo primo lavoro dopo una serie di cortometraggi).
Valeria (una convincente Natalia Solián) e il suo compagno Raúl desiderano fortemente un figlio: il tentativo va a buon fine e per la coppia non resta che attendere i fatidici nove mesi prima del parto. Tuttavia, questo periodo è segnato da una serie di eventi sconvolgenti che minano la tranquillità di entrambi, traumi e visioni che trasportano la protagonista sull’orlo della follia e della depressione. Lentamente, conosciamo a fondo sia il passato di Valeria (una ragazza dalle radici post-punk) che il suo legame con la magia nera.
Utilizzando il succitato simbolismo folkloristico, la regista Michelle Garza Cervera descrive la gravidanza come un vero e proprio incubo, per un’idea stuzzicante nonché originale sottolineata da alcune scene alquanto creepy (quella del suicidio non si dimentica). Ma “Huesera” è anche una pellicola citazionista, con riferimenti che partono da “Rosemary’s Baby” (1968) per poi atterrare sulle recenti suggestioni di “Antichrist” (2009), soprattutto nell’inquietante epilogo (in cui scrocchiano parecchie ossa).
Noi però non vogliamo soffermarci soltanto sugli aspetti positivi, altrimenti “Huesera” potrebbe trasformarsi nell’ennesimo prodotto strombazzato in ogni dove: a tal proposito, è importante rimarcare una narrazione troppo discontinua in cui ci si appassiona solo a sprazzi alle disavventure di Valeria (lei è il motore inarrestabile del film, ma i personaggi che le girano attorno convincono relativamente). Questo per dire che in Messico, in ambito horror, abbiamo visto molto di meglio. Tuttavia, per essere un esordio, non possiamo che applaudire Michelle Garza Cervera per l’intensità con la quale ha cercato di esprimere il suo punto di vista sull’argomento.

(Paolo Chemnitz)
