
di Max Kalmanowicz (Stati Uniti, 1980)
“The Children”, conosciuto anche come “The Children Of Ravensback”, è uno dei film più sottovalutati per quanto riguarda il filone dei bambini assassini. Nonostante si tratti di un horror girato con pochi dollari e per giunta invecchiato male, qui è possibile respirare a pieni polmoni delle atmosfere davvero cupe e malsane, con tanto di citazioni sparse per gli zombi di Romero o per il magnifico “Ma Come Si Può Uccidere Un Bambino?” (1976) di Narciso Ibáñez Serrador.
Nella tranquilla cittadina rurale di Ravensback, uno scuolabus sta riportando a casa un gruppetto di ragazzini: il mezzo però scompare all’improvviso, dopo essere passato attraverso una nube tossica fuoriuscita da una fabbrica là vicino. Poco dopo, l’autobus viene ritrovato dallo sceriffo in una strada di campagna, ma dei passeggeri non c’è più traccia. Quando rivediamo questi bambini sullo schermo, qualcosa è cambiato, perché adesso hanno tutti le unghie nere e si avvicinano ai loro familiari cercando subito un abbraccio. Un abbraccio a dir poco fatale, visto che ogni contatto si tramuta in un ferale nonché corrosivo omicidio.
Quelli del regista Max Kalmanowicz non sono quindi dei morti viventi affamati di carne umana, ma le intenzioni sono comunque simili a quelle già assaporate in passato nel cinema del già citato Romero. Peccato allora che il budget sia limitato, perché con qualche attore meno improbabile (alcuni personaggi risultano persino macchiettistici) e con delle immagini più audaci, “The Children” sarebbe potuto diventare un piccolo cult a tutti gli effetti.
Il ritmo è discretamente sostenuto e non ci si annoia mai, soprattutto quando alla luce del giorno (i primi quaranta minuti del film) subentrano le tenebre più asfissianti, un buio pesto che incute timore anche per via del trucco tanto semplice quanto efficace dei ragazzini (le loro catatoniche apparizioni hanno davvero un qualcosa di creepy). Quello di “The Children” diventa così un assedio vero e proprio, il cui epilogo non si rivela per nulla consolante (c’è del sano nichilismo nella scena conclusiva).
Uscito ormai da tempo in edizione home video (in lingua originale con sottotitoli in italiano), questo lungometraggio merita una doverosa riscoperta all’interno del suddetto filone: la candida innocenza dei bambini fa sempre paura, figuriamoci quando si dirigono verso di noi per farci qualche brutto scherzetto!

(Paolo Chemnitz)
