
di Rodrigo Sorogoyen (Spagna/Francia, 2022)
“As Bestas” (“The Beasts”) ribadisce l’ottimo stato di salute del cinema spagnolo contemporaneo, una scuola capace di regalarci dei thriller sempre più coinvolgenti e accattivanti: a tal proposito, è arrivata l’ora di appuntarsi il nome di Rodrigo Sorogoyen, regista madrileno qui alla sua migliore prova in assoluto (la pellicola ha ricevuto molti apprezzamenti durante il passaggio a Cannes).
Chi sono le bestie del titolo? Sono due fratelli che vivono con l’anziana madre in un villaggio contadino della Galizia (una verde regione della Spagna nord-occidentale). Ci vengono presentati immediatamente, durante una partita a domino nello squallido baretto del paese: Xan (Luis Zahera) è rozzo e loquace, mentre Loren è un tipo losco e silenzioso. L’incipit del film, girato in penombra, ci riporta dritti alle tipiche suggestioni del cinema western, anche perché tra le persone presenti nella locanda, c’è pure un forestiero di nome Antoine (Denis Ménochet), un francese trasferitosi lì con la moglie Olga per vivere in mezzo alla natura, coltivando ortaggi e restaurando vecchi edifici senza dar fastidio a nessuno. Tuttavia, da quelle parti i bifolchi marcano pesantemente il territorio, pretendendo inoltre che ogni straniero non si metta tra i loro piedi (soprattutto quando c’è da portare a termine un succulento affare). Così, da alcuni scherzi di pessimo gusto si passa direttamente alle minacce, in un crescendo narrativo di grande intensità emotiva, in attesa dell’inevitabile tragedia.
“As Bestas” è uno slow burn thriller che ci tiene con il fiato sul collo per quasi due ore e mezza, merito di una manciata di ottimi interpreti e di una serie di dialoghi eccellenti (qui si parla spagnolo, francese e galiziano). È interessante anche lo sviluppo della parte conclusiva del film, incentrato sulle dinamiche psicologiche di Olga e di sua figlia Marie, una ragazza spaventata da quella gente così arretrata. In effetti, non si litiga tra vicini di casa soltanto all’interno di un condominio di una grande città: ce lo ricorda questo doloroso affresco rurale di una Spagna dai contorni primordiali, un posto fuori dal mondo nel quale ogni giorno è identico al successivo (“sono due anni che giochi a fare l’agricoltore. Io invece vivo qui da 52 anni, lui da 45 e mia madre da 73. Non ne possiamo più di essere dei disgraziati”, così si rivolge Xan al suo tenace interlocutore transalpino).
La pellicola di Rodrigo Sorogoyen ci incolla allo schermo grazie all’incredibile tensione generata da questa continua guerra di nervi, uno scontro sempre più votato alla cattiveria gratuita e alla brutalità animalesca. Ignoranza, arroganza, assenza di comunicazione e disequilibrio sociale: la triste realtà messa in scena da “As Bestas” fa più paura di qualsiasi pellicola horror uscita nel corso del 2022, questo è poco ma sicuro.

(Paolo Chemnitz)
