Luzifer

di Peter Brunner (Austria, 2021)

Wo ist der Teufel?”, ovvero “Dov’è il diavolo?”. Questa è la domanda centrale presente in “Luzifer”, il cui titolo non deve trarre in inganno: qui infatti non ci sono né sinistre presenze luciferine né tantomeno fluorescenti creature diaboliche che si muovono tra le mura domestiche (pensiamo al celebre “Post Tenebras Lux”). La risposta tuttavia è dietro l’angolo, poiché il Male può annidarsi sia dentro di noi che attorno a noi, come un’entità inafferrabile pronta a divorarci.
Peter Brunner scrive e dirige un film alquanto originale, ambientandolo all’interno di una splendida cornice alpina. Da queste parti c’è una vecchia baita dove un uomo mentalmente ritardato (Johannes) vive insieme a una mamma devota, una stramba signora dai (mal)sani principi religiosi (quotidianamente imposti a quel ragazzo disagiato). Sono pochi i personaggi che respirano la bellezza e il silenzio di questo paesaggio, un mondo a parte dominato dalla natura e dagli animali (gufi e aquile sono gli unici amici su cui poter contare). Johannes e sua madre devono però scacciare via il peccato, oltre che il maligno, qualcosa di implacabile che vuole impossessarsi per sempre di quella terra.
Prodotto da Ulrich Seidl (un nome, una garanzia), “Luzifer” rappresenta una lenta ma inesorabile discesa nella follia, un percorso segnato dal dolore, dalla solitudine ma anche dalla prepotente avanzata del progresso, come se quei droni che osserviamo volteggiare attorno al protagonista fossero davvero i tentacoli del demonio. L’opera, ispirata a una storia realmente accaduta, ci lascia dunque soffocare dentro un baratro segnato dalla perdita di qualunque forma di umanità e di lucidità, tenendoci per mano fino al tragico epilogo.
Il cinema austriaco contemporaneo dimostra (ancora una volta) di avere molte frecce al proprio arco, soprattutto se ci riferiamo a questo tipo di pellicole, da un lato destabilizzanti (per la nostra gioia), ma anche esteticamente curate (molto bene la regia e la fotografia) oltre che ben interpretate (Franz Rogowski lo avevamo già apprezzato nell’ottimo “Victoria”). Nonostante l’approccio iniziale all’opera non sia affatto semplice, Peter Brunner fa scivolare gli eventi gestendo a dovere i tempi narrativi e tratteggiando questo straniante isolamento rituale con uno sguardo dal sapore arcano nonché antropologico. Segnatevi questa piccola gemma indipendente, merita senza dubbio la vostra attenzione (per adesso, è possibile vedere “Luzifer” sulla piattaforma Mubi).

(Paolo Chemnitz)

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