What Josiah Saw

di Vincent Grashaw (Stati Uniti, 2021)

“What Josiah Saw” appartiene al cosiddetto filone southern gothic, un sottogenere artistico in cui possiamo trovare una lunga serie di opere letterarie, musicali o cinematografiche. Non esiste southern gothic senza povertà, alienazione, crimine, religione o decadenza umana: tematiche ricorrenti che hanno segnato vari capolavori ambientati nel profondo sud degli Stati Uniti (dai romanzi di William Faulkner a quelli di Joe Lansdale, passando per pellicole senza tempo come ad esempio “La Morte Corre Sul Fiume” di Charles Laughton).
Il regista Vincent Grashaw lavora su una storia divisa in tre segmenti (a cui bisogna aggiungere un ricco nonché torbido epilogo), ognuno dei quali incentrato sulle disgrazie dei rispettivi figli di Josiah (un bravo Robert Patrick), un uomo rimasto vedovo in seguito al misterioso suicidio della moglie. Il primo (Thomas) è anche il più piccolo: egli vive ancora con il padre, considerando il suo lieve ritardo mentale causato dai traumi subiti in quella sperduta fattoria. Il fratello maggiore (Eli) è invece un delinquente da quattro soldi pieno di debiti, mentre la sorella Mary è ancora turbata da un profondo dolore legato alla maternità. Quando una compagnia petrolifera offre alla famiglia del denaro per comprare quella vecchia proprietà, i quattro si riuniscono dopo tanto tempo facendo riemergere il lato più fosco del loro passato.
“What Josiah Saw” (il titolo si riferisce alle visioni che perseguitano il padre) è un film molto lento e piuttosto lungo (si toccano le due ore di durata), un’esperienza rurale in cui passo dopo passo si annodano elementi di natura thriller, horror e persino sovrannaturali. L’episodio con protagonista Eli risulta il più curato e sviluppato dei tre, anche solo per la tensione capace di accumularsi nel corso della (sgradita) visita agli zingari di un luna park itinerante (le scene migliori del film le trovate sia qui che nella movimentata parte conclusiva, dove i nodi più orribili vengono al pettine). 
Se da un lato gli attori se la cavano discretamente (Nick Stahl e Kelli Garner si sono ritrovati sul set a venti anni di distanza dalla loro precedente opera condivisa, “Bully” di Larry Clark), c’è da dire che alcuni dialoghi affondano non poco il ritmo, rallentando ulteriormente un prodotto che avrebbe avuto soltanto bisogno di maggiore verve, almeno nella lunga fase preparatoria. “What Josiah Saw” si rivela comunque un lavoro da non sottovalutare, alla luce dei suoi lugubri aspetti controversi: religione, peccato, ignoranza, abusi sessuali, incesto e quant’altro, un panorama a dir poco desolante dal quale sarà difficile riprendersi al termine della visione.

(Paolo Chemnitz)

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