
di David Herman e David Monaghan (Gran Bretagna, 1995)
“This film is a legacy of those executed. Images of their death are used to educate the living”. È molto serio questo documentario realizzato nel 1995 da David Herman e David Monaghan (in compagnia di Arum Kumar), un lavoro che prende decisamente le distanze sia dai famigerati mondo movie di italica provenienza che da certa spazzatura estrema di marca americana (“Faces Of Death” e immondizia simile).
“Executions” condanna apertamente la pena capitale: per farlo, i registi partono dall’invenzione della ghigliottina, spostandosi poi in avanti fino agli ultimi anni dello scorso secolo (la guerra nella ex-Jugoslavia). Seguendo uno schema fin troppo lineare, una voce fuoricampo ci racconta dell’evoluzione di tali orrori, tirando in ballo le più feroci esecuzioni di massa (spesso legate ai conflitti su larga scala), oltre a sedie elettriche, fucilazioni e ovviamente lapidazioni. In quest’ultimo caso, le pietre scelte non devono essere né troppo piccole (il solletico non è ammesso…) né troppo grandi, altrimenti la vittima morirebbe nel giro di poco tempo (l’agonia può invece durare fino a quattro ore). Sadismo gratuito nel nome della politica o della religione, ma soprattutto nel nome della follia e della stupidità degli esseri umani. Ecco perché, il grande Arthur Schopenhauer, i nostri simili li ha sempre chiamati bipedes (non sono ammessi altri appellativi).
Le immagini utilizzate per “Executions” sono assolutamente reali, nulla è stato ricostruito o manipolato: a tal proposito, ciò che annichilisce è la nonchalance con la quale ogni boia-aguzzino esegue gli ordini dall’alto, commettendo di riflesso un crimine ancora più consapevole, un vero e proprio reato di stato (un aspetto che Krzysztof Kieślowski aveva già approfondito nel sublime “Breve Film Sull’Uccidere”). Tra le sequenze più disturbanti, spicca quella conclusiva incentrata sull’esecuzione di Mohammadine Salar (parliamo di guerra civile libanese), una scena che si dilunga sugli strazianti secondi che precedono la sua dipartita. Per chi volesse curiosare, “Executions” oggi è facilmente reperibile, anche su YouTube con i sottotitoli in inglese. Uno shockumentary forse eccessivamente breve e scontato (non c’è spazio per dettagliate analisi socio-culturali del fenomeno), ma senza dubbio intenso e ampiamente condivisibile nella sua dura presa di posizione contro la pena di morte.

(Paolo Chemnitz)
