Animals

di Nabil Ben Yadir (Belgio, 2021)

“Animals” prende spunto da un tragico episodio di cronaca nera che nel 2012 sconvolse un intero paese, il Belgio. Dopo due settimane di ricerche, il corpo del trentaduenne Ihsane Jarfi fu ritrovato senza vita nei pressi di Liegi: l’uomo era stato martoriato da quattro balordi conosciuti per caso in città, tre dei quali furono poi condannati all’ergastolo. Sul cadavere del giovane (rinvenuto completamente nudo in un campo), gli inquirenti contarono diverse ferite oltre a diciassette costole fratturate. Il musulmano Ihsane Jarfi era gay e fu umiliato e ucciso proprio per questo motivo.
Il film diretto da Nabil Ben Yadir non è affatto romanzato, tutt’altro: il regista si affida alla pura realtà dei fatti, anche nel momento in cui vengono mostrate le scene più crudeli e scioccanti. Tale minuziosa ricostruzione parte alcune ore prima del delitto, quando Brahim (questo il nome del protagonista) è in procinto di festeggiare il compleanno della madre insieme ad amici e familiari. Egli però mostra i segni di un turbamento interiore non indifferente, perché là in mezzo qualcuno sospetta della sua omosessualità. Brahim esce così di casa, c’è una notte da affrontare per dimenticare le sue paure, una notte che purtroppo profuma di inferno.
Se attraverso la fase iniziale viene tratteggiata la psicologia del timido nonché premuroso Brahim, “Animals” cambia immediatamente registro una volta che ritroviamo il giovane all’interno di un’automobile, in compagnia di quattro individui: la sua omosessualità diventa un peccato da espiare, soltanto per aver ammesso le sue preferenze davanti a questi criminali improvvisati. L’opera prosegue quindi nella claustrofobia di un abitacolo trasformato in prigione, mentre il ragazzo viene aggredito verbalmente in attesa della violenza fisica, immagini shock stavolta girate con i telefoni cellulari degli aguzzini.
È un film radicale quello messo in scena dal regista belga, un prodotto estremo nel senso più annichilente del termine: non a caso, gli animali sono tra noi, poiché sono delle belve capaci di scatenarsi all’improvviso, soprattutto se in branco. Quella parvenza di umanità raccontata attraverso le sequenze della festa di compleanno (il discorso del padre), finisce dunque per essere irrimediabilmente sepolta dalla cattiveria più bieca e disumanizzata. L’omofobia è mostruosa e questo film ce la racconta senza veti né censure, seguendo un lento ma inesorabile viaggio temporale segnato da numerosi piani sequenza appositamente studiati per caricare di attesa gli orrori di cui sopra. “Animals” è cinema che fa male.

(Paolo Chemnitz)

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