
di Larry Cohen (Stati Uniti, 1985)
Nel 1985, le famiglie medie sono ormai completamente asservite al potere della televisione e della pubblicità. Se solo due anni prima David Cronenberg aveva tracciato un solco molto importante attorno all’argomento (“Videodrome”), è Larry Cohen a scherzarci sopra in modo semplice e scanzonato, considerando sia i limiti di budget che quelli legati al suo talento dietro la mdp (mai stato eccessivamente brillante). Nasce così “The Stuff”, da noi storpiato in un pessimo “Stuff – Il Gelato Che Uccide”.
In una cittadina della Georgia, due uomini scoprono una sostanza biancastra simile allo yogurt dal sapore delizioso e dall’aspetto cremoso molto invitante. Nel giro di poco tempo, the stuff diventa il nuovo dessert nazionale (con le vendite dei gelati che invece colano a picco). Qualcuno però comincia a sospettare che dietro the stuff ci sia qualcosa di losco: non solo questa crema riesce a muoversi in maniera autonoma (se ne accorge il piccolo Jason), ma c’è di più, poiché i vari consumatori, una volta assuefatti dal prodotto, vengono praticamente lobotomizzati e ridotti a individui privi di pensiero (un parassita alieno si impadronisce dei loro corpi). Grazie alla collaborazione tra il detective David Rutherford, Jason, chocolate Charlie, il Colonnello Spears e una donna di nome Nicole, arriviamo a scoprire la pericolosa nonché tragica realtà sulla sostanza in questione (“are you eating it or is it eating you?”).
In una vecchia intervista, il regista non nascose l’idea alla base del suo script (“my main inspiration was the consumerism and corporate greed found in our country and the damaging products that were being sold. I was constantly reading in the newspapers about various goods and materials being recalled because they were harming people”). Prendendo spunto dalle suggestioni sempre vive della fantascienza dei 50s e dalla società di cui è sempre stato un attento osservatore, Larry Cohen muove dunque una critica esplicita al sistema capitalistico del periodo, condannando direttamente anche il militarismo dell’amministrazione Reagan (i soldati presenti nel film ne escono piuttosto ridicolizzati). Certo, questi personaggi un po’ macchiettistici alla lunga perdono persino in credibilità, ma non è questo il punto centrale dell’opera: nonostante i pochi mezzi a disposizione, “The Stuff” risulta infatti un lavoro più curato del solito (raramente Cohen aveva fatto di meglio), anche per quanto riguarda gli effetti old-school (non è poi così difficile accostare questa crema bianca al fluido mortale di “The Blob”).
Parlare di cult movie degli anni ottanta forse è un tantino esagerato, però “The Stuff” è davvero una visione genuina e consigliata, dove ogni imperfezione fa giustamente parte del gioco. Incluso quel messaggio di fondo fin troppo smorzato da una carica weird al limite del cazzeggio tout court.

(Paolo Chemnitz)

Questo lo cerco! Davvero non lo conoscevo
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