The Witch Who Came From The Sea

di Matt Cinber (Stati Uniti, 1976)

Censurare un film significa anche pubblicizzarlo inconsapevolmente, facendolo passare per un prodotto maledetto nonché offensivo per il pubblico (il divieto ovviamente sortisce un effetto contrario, poiché scatena la più feroce curiosità). Nel Regno Unito, all’inizio degli 80s, sono stati poco furbi in tal senso, perché buona parte dei lungometraggi contenuti nella famigerata lista dei video nasty sono immediatamente diventati dei cult molto ricercati dagli appassionati. All’interno di questo elenco proibito, era possibile trovare di tutto, da “Non Si Deve Profanare Il Sonno Dei Morti” a “Cannibal Holocaust”, passando per “Quel Motel Vicino Alla Palude” oppure “Possession”. Ma c’erano anche tanti titoli minori ancora oggi ingiustamente snobbati (pensiamo a “La Semana Del Asesino” o al misconosciuto “The Witch Who Came From The Sea”).
Ci soffermiamo proprio sulla pellicola diretta da Matt Cimber, un interessante dramma psicologico dai contorni horror. Molly (interpretata da Millie Perkins) è la protagonista del film, una donna segnata da un’infanzia difficile per via degli abusi sessuali subiti dal padre in tenera età. Alcuni salti temporali ci permettono di rivivere questi tragici momenti, consegnandoci delle scene ovviamente implicite ma comunque pregne di orribili e repellenti sensazioni. Una volta adulta e con un trauma del genere impossibile da scacciare via, Molly sviluppa una sorta di attrazione/repulsione nei confronti degli uomini, facendo entrare i suoi vari partner occasionali dentro una spirale di sesso e di morte.
Pur non essendo affatto un film imprescindibile (la narrazione è discontinua e le varie pause non ci permettono di penetrare a fondo nel cuore della storia), “The Witch Who Came From The Sea” ha dalla sua un approccio molto originale capace di prendere le distanze dai tanti revenge movie di derivazione 70s. Tutto ruota attorno alla mente disturbata di Molly, fin dalle prime sequenze, quando la donna osserva dei maschioni sulla spiaggia immaginando i loro corpi ammazzati nei modi più disparati: questa componente surreale/visionaria rappresenta uno degli aspetti più riusciti dell’opera, senza dimenticare un’ottima fotografia curata da Dean Cundey (da lì a poco lo troveremo alla corte di John Carpenter).
Infine, c’è da sottolineare la presenza fondamentale del mare (le vicende sono ambientate sulle spiagge della California), un vero e proprio personaggio aggiuntivo qui impiegato per rivestire un ruolo totalmente simbolico: la citazione per la Venere di Botticelli non è dunque casuale, così come quel sonoro che accompagna le scene più scabrose del film, perché Molly è cresciuta nel tormento di un oceano in tempesta, rinascendo dalle sue profondità, come un’onda furiosa ora capace di abbattersi su chiunque tenti di sfiorarla. “The Witch Who Came From The Sea” (il titolo didascalico accompagna una locandina decisamente fuorviante!) è quindi un prodotto degno di visione, anche solo per gustarsi quelle rare ma notevoli sequenze piene di rabbia repressa, per la gioia dei futuri censori! Quando la vendetta arriva dal mare.

(Paolo Chemnitz)

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