
di Paul Andrew Williams (Gran Bretagna, 2021)
Paul Andrew Williams cambia decisamente direzione, dopo essersi cimentato prima con una sboccata horror comedy (“The Cottage”) e poi con un classico home invasion (“Cherry Tree Lane”), due film comunque trascurabili rispetto a molti altri titoli provenienti dalle terre albioniche. “Bull”, al contrario delle succitate opere, si tuffa fin da subito nelle più infami dinamiche del revenge thriller, un (sotto)genere che oltremanica ha sempre trovato terreno fertile.
Se le prime immagini ci sbattono in faccia una brutale esecuzione, la sostanza resta immutata anche nei minuti successivi, quando Bull (un monoespressivo ma efficace Neil Maskell) torna dopo dieci anni nel luogo dove era cresciuto: il protagonista è alla ricerca di suo figlio Aiden, sottrattogli a tradimento dai suoi vecchi compagni e dalla ex moglie Gemma (l’uomo, durante quel periodo, faceva parte di una gang di sadici criminali capitanata dal suocero). Attraverso una serie di rimbalzi temporali tra passato e presente, l’opera ci spiega per filo e per segno come andarono realmente le cose, focalizzandosi comunque sulla missione di Bull, la cui vendetta si rivela altamente spietata e sanguinaria.
Il tema delle faide familiari (“your family were put on this earth to destroy mine”) o quello del ritorno di qualcuno nel paesello (magari per regolare dei conti rimasti in sospeso) possono far tornare in mente dei capolavori legati al genere di riferimento, come “Blue Ruin” (2013) o “Dead Man’s Shoes” (2004), due pellicole da cui Paul Andrew Williams ha attinto senza dubbio qualcosa. “Bull” però è un thriller più immediato, a volte persino frettoloso, un film dove la sceneggiatura procede in maniera spedita in attesa di un finale per certi versi spiazzante (ma anche un po’ paraculo). Non a caso, solo grazie al sorprendente epilogo è possibile perdonare le varie forzature presenti nello script.
L’intrattenimento è assicurato da alcune sequenze veramente riuscite, come le tante scene girate al luna park, un luogo di confine tra la spensieratezza e la morte (in un batter d’occhio, si passa dal giretto in autoscontro alle coltellate). Le affascinanti atmosfere british, alternate dunque alle atroci e violente azioni di questi infimi personaggi, ci consegnano un prodotto poco originale ma di buona qualità, praticamente una gara a chi è più psicopatico (l’unico barlume di umanità è rappresentato dall’amore di Bull per suo figlio Aiden). Per gli appassionati del revenge thriller, la visione è quasi d’obbligo.

(Paolo Chemnitz)
